Riscaldamento: cosa pensano gli italiani sono delle nuove regole?

Gli italiani rispetteranno le nuove regole approvate per razionalizzare l’uso del riscaldamento in ambito domestico? Il Ministro della Transizione Ecologica ha firmato il decreto con le nuove regole per il riscaldamento domestico, ma gli italiani non sono pronti a rispettarle. Sono 4 milioni i cittadini che dichiarano esplicitamente che non lo faranno. Il dato emerge da un’indagine commissionata da Facile.it agli istituti di ricerca mUp Research e Norstat.
Eppure, “Rispettare le nuove regole non solo porta benefici perché consente di ridurre l’uso del gas – spiegano gli esperti di Facile.it – ma ha importanti effetti positivi anche sulla bolletta di ciascun consumatore”.

Gli over 55 sono più inclini a rispettare le indicazioni 

“Secondo le stime di ENEA, grazie alle nuove norme ogni famiglia potrà ridurre l’uso di gas, in media, di oltre 130 smc. Con le attuali tariffe significherebbe, in base alle simulazioni di Facile.it, un risparmio in bolletta di oltre 260 euro”, continuano gli esperti.
Scorrendo i dati dell’indagine emerge, inoltre, che dal punto di vista anagrafico sono gli over 55 i più inclini a rispettare le nuove regole (64% tra i 55-64enni e addirittura il 74,5% tra gli over 65). I meno favorevoli, invece, gli intervistati con età compresa tra i 45 e i 54 anni. Tra loro l’11,3% afferma che non si adeguerà alle nuove indicazioni. Ma un dato allarmante è quello degli oltre 3,8 milioni di individui che dichiarano addirittura di non essere a conoscenza delle nuove regole.

Le donne sono più virtuose

Se a livello nazionale la percentuale di chi non rispetterà le nuove regole è pari al 9,4%, dividendo il campione tra uomini e donne emerge che queste ultime sono più virtuose. Tra loro ‘solo’ il 6,5% ha ammesso che non si atterrà alle norme del ministero (contro il 12,4% rilevato nel campione maschile). A livello territoriale, invece, i meno disposti sono i residenti del Nord-Ovest (12%). Dal punto di vista anagrafico, tra chi dichiara di non essere a conoscenza delle nuove regole i meno informati sono coloro di età compresa tra 25-34 anni (12,1%), e a livello territoriale, i residenti nelle regioni del Centro Italia (13,1%).

Le strategie per risparmiare sulle bollette
Per risparmiare sui consumi energetici, quasi 1 intervistato su 5 (19,4%) è tornato a lavare a mano piatti e posate per ridurre l’uso della lavastoviglie, mentre il 7,6% (circa 2,5 milioni), ha iniziato a lavare a mano anche gli indumenti. Sempre con l’obiettivo di ridurre il numero di lavatrici settimanali, il 18% dichiara addirittura di aver iniziato a usare più a lungo i vestiti prima di lavarli.
Tra le aree a cui gli italiani fanno più attenzione c’è quella dell’illuminazione, tanto che il 66,2% dichiara di aver iniziato ad accendere la luce in casa più tardi rispetto al passato, e solo quando necessario.
In molti, circa 4 milioni di italiani (12,5%), per tagliare la bolletta elettrica hanno invece scelto di cambiare un vecchio elettrodomestico con uno più efficiente.

L’uso eccessivo dei social media è associato al rischio depressione?

Ci potrebbe essere un legame fra utilizzo di social media e l’insorgere della depressione? Probabilmente sì, specie se il tempo trascorso sui social è tanto. Ad affermarlo è un recente studio, condotto da un team di ricercatori dell’Università dell’Arkansas, che è stato pubblicato  sulla rivista specializzata Journal of Affective Disorders Reports. “Precedenti ricerche hanno collegato lo sviluppo della depressione a numerosi fattori”, hanno osservato gli autori. “Tuttavia, la letteratura è carente di studi incentrati su come le varie caratteristiche della personalità possano interagire con l’uso dei social media e la depressione. Questo nuovo studio ha affrontato queste importanti domande, trovando associazioni forti e lineari di depressione in tutti i tratti della personalità”.
Tra i risultati dello studio emerge che le persone con un’elevata gradevolezza avevano il 49% di probabilità in meno di diventare depresse rispetto alle persone con una bassa gradevolezza. Inoltre, quelli con alto nevroticismo avevano il doppio delle probabilità di sviluppare depressione rispetto a quelli con basso nevroticismo quando utilizzavano più di 300 minuti di social media al giorno. Ancora più importante, per ogni tratto della personalità, l’uso dei social media è stato fortemente associato allo sviluppo della depressione. Lo studio è stato condotto su un campione di circa 1.000 giovani americani fra i 18 e i 30 anni.

Come si “misura” lo stato psicologico? 

La depressione è stata misurata utilizzando il Patient Health Questionnaire. I social media sono stati parametrati chiedendo ai partecipanti allo studio quanto tempo trascorrevano ogni giorno sulle piattaforme di social media più popolari e la personalità è stata “analizzata” utilizzando il Big Five Inventory, che ha valutato l’apertura, la coscienziosità, l’estroversione, la gradevolezza e il nevroticismo.  Gli autori suggeriscono che un confronto sociale problematico può aumentare i sentimenti negativi verso se stessi e gli altri, il che potrebbe spiegare come il rischio di depressione aumenti con un maggiore utilizzo dei social media. Impegnarsi principalmente in contenuti negativi può anche aumentare questi sentimenti. Infine, vivere molto tempo sui social media riduce le opportunità di interazioni e attività di persona fuori casa.

Dati importanti in un mondo tecnologico

I risultati sono ancora più significativi perchè la depressione viene considerata tra le principali cause di disabilità e mortalità in tutto il mondo. 
“I risultati di questo studio sono importanti in un periodo di espansione e integrazione tecnologica”, ha affermato il team di studio. “Connettersi virtualmente con le persone può aumentare il rischio di problemi di comunicazione o di percezione errata che portano a difficoltà relazionali e al potenziale rischio di sviluppare problemi di salute mentale”. 

Bonus ristrutturazione casa nel 2022: a chi è concesso?

Nel 2022 il Bonus ristrutturazione casa consiste in una detrazione del 50% sull’Irpef fino a un massimo di 96.000 euro di spesa per interventi di ristrutturazione edilizia e manutenzione, straordinaria o ordinaria. La detrazione viene ripartita in 10 quote annuali di eguale importo. Può essere richiesto da tutti gli italiani che sono soggetti al pagamento di imposte sui redditi, siano proprietari o titolari dei diritti sugli immobili da ristrutturare. Il Bonus, ricorda laleggepertutti.it, è stato introdotto per la prima volta dall’articolo 16-bis del DPR 917 del 1986. Nel 2013 è stato potenziato con il Decreto Legge n. 63, e con la legge di Bilancio 2022 è stato esteso fino al 31 dicembre 2024. Dal 2022, con la finalità di contrastare possibili frodi, sono stati modificati gli adempimenti relativi alla cessione del credito e alla possibilità di accedere all’incentivo.

Chi può accedere all’incentivo?

Possono accedere all’incentivo e hanno il diritto alla detrazione il proprietario, il titolare di un diritto reale sull’immobile soggetto ai lavori (uso, abitazione o superficie), l’inquilino, i soci di cooperative (divise e non), i soci di specifiche società semplici, e gli imprenditori individuali. Può usufruirne (a patto che sostenga in modo regolare tutte le spese e sia l’intestatario di bonifici e fatture) anche un familiare convivente con il possessore dell’immobile oggetto dell’intervento di ristrutturazione: coniuge, componente dell’unione civile e tutti i parenti entro il terzo grado e gli affini entro il secondo grado, o il coniuge separato ma assegnatario dell’immobile.

I lavori ammessi sugli immobili

I lavori sugli immobili residenziali per i quali è assicurata la detrazione riguardano tutti gli interventi relativi alla manutenzione straordinaria, al restauro e alla ristrutturazione edilizia effettuati sulle singole unità immobiliari residenziali di qualsiasi categoria (anche rurali) o sulle parti comuni degli edifici (i condomini), gli interventi necessari per la ricostruzione di un immobile danneggiato in seguito a eventi calamitosi (a condizione che sia stato dichiarato lo stato di emergenza), i lavori finalizzati alla costruzione di autorimesse o posti auto (anche di proprietà comune), quelli effettuati per la realizzazione di ogni strumento e attrezzo idoneo a consentire lo spostamento in luoghi interni o esterni di persone portatrici di handicap, e quelli compiuti per prevenire il rischio di possibili atti illeciti (furto, aggressione, sequestro di persona eccetera).

Agevolazioni anche per le spese relative a interventi antisismici

Il Bonus ristrutturazione, riporta Adnkronos, consente anche agevolazioni per tutte le spese relative a interventi antisismici su tutti gli edifici residenziali che si trovino nelle zone considerate ad alta pericolosità sismica (zona 1 e zona 2). La detrazione, del 50%, spetta a tutti coloro che hanno effettuato lavori nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2017 e il 31 dicembre 2021. Con la Legge di Bilancio 2022 il Bonus è stato prorogato fino al 31 dicembre 2022. Tale agevolazione è da calcolare su un importo complessivo di 96.000 euro per unità immobiliare per ciascun anno.

Mutui e prestiti: cala l’ammontare delle rate rimborsate dalle famiglie

Le famiglie italiane non hanno smesso di rivolgersi agli istituti di credito per sostenere i propri consumi e l’investimento sulla casa.
Mister Credit, area di CRIF che si occupa dello sviluppo di soluzioni e strumenti educational per i consumatori, ha presentato l’aggiornamento relativo al I semestre 2022 della Mappa del Credito, lo studio sull’utilizzo del credito rateale da parte degli italiani.
“Sia l’importo della rata mensile sia l’esposizione residua risultano in contrazione, non solo per la tendenza degli italiani a privilegiare piani di rimborso più lunghi rispetto al passato, ma anche per la minore incidenza dei contratti di mutuo – commenta Beatrice Rubini, Direttore linea Mister Credit di CRIF – a vantaggio dei prestiti di piccolo importo”. 

Contratti di credito rateale: 46,0%, +7,6% rispetto al 2021

“Nel complesso l’incidenza dei mutui, in costante calo, oggi rappresenta il 20,2% del totale dei finanziamenti attivi mentre sono i prestiti finalizzati all’acquisto di beni e servizi quali auto, moto, elettronica ed elettrodomestici, articoli di arredamento, viaggi, a risultare la forma di finanziamento più diffusa, con una quota superiore al 50% del totale”, aggiunge Rubini.
Dall’analisi dei dati di EURISC, il sistema di informazioni creditizie gestito da CRIF, emerge però un ulteriore allargamento della platea di italiani con almeno un contratto di credito rateale attivo (46,0%, +7,6% rispetto a un anno fa). La dinamica in atto riflette la ripresa di consumi e acquisti sostenuti da un finanziamento, e soprattutto, dello sviluppo dei prestiti small ticket stimolati da condizioni di offerta favorevoli.

Resta elevata la sostenibilità del debito

Il progressivo allargamento della platea di consumatori che hanno scelto di far ricorso a un finanziamento è stato favorito anche da un costo del denaro ancora contenuto, che ha contribuito a garantire l’elevata sostenibilità del debito, con il tasso di default a 90 giorni per il credito al dettaglio, che nell’ultima rilevazione di CRIF si è attestato all’1,1%, stabile sui livelli più contenuti degli ultimi anni. Nello specifico, per i mutui immobiliari il tasso di default si attesta allo 0,7% contro lo 0,8% dei prestiti personali e l’1,8% dei prestiti finalizzati.

La Mappa del Credito nelle regioni

A livello pro-capite, nel primo semestre 2022 la rata media rimborsata ogni mese è pari a 305 euro (-4,5% rispetto a un anno fa e ben lontana dai 356 euro del 2017) mentre l’esposizione residua, intesa come somma degli importi pro-capite ancora da rimborsare in futuro per estinguere i contratti in essere, è pari a 31.893 euro (in leggera flessione rispetto alla precedente rilevazione ma in netto calo rispetto ai 34.114 euro di 5 anni fa). A livello territoriale la situazione risulta estremamente composita. La regione con la quota più elevata di popolazione con almeno un rapporto di credito attivo è la Valle d’Aosta (56,0%), seguita da Toscana (51,2%) e Lazio (50,4%). All’estremo opposto si colloca il Trentino Alto Adige, regione in cui solamente il 26,4% della popolazione risulta avere almeno un rapporto di credito attivo, preceduto da Basilicata (36,8%) e Campania (39,8%).

Inps, nel 2021 recupera la domanda di lavoro

Dopo le difficoltà del 2020, il 2021 si chiude in positivo almeno per quanto riguarda la domanda di lavoro. I dati positivi sono contenuti nel XXI Rapporto annuale dell’Inps, che sottolinea come nel 2021 si sia vista in Italia una sensibile ripresa rispetto al 2020, anche se i valori riferiti all’occupazione non sono ancora tornati a quelli del 2019, prima della crisi dovuta principalmente alla pandemia. I settori in cui si sono registrate le variazioni migliori sono stati quello delle costruzioni (+23%) e della ricerca-selezione del personale (+24%). Complessivamente, la domanda di lavoro nel 2021 ha registrato un  +7,5% rispetto all’anno precedente.

In alcuni comparti superati i valori del 2019

“In pochi comparti il livello della domanda ha superato quello del 2019: oltre alle costruzioni e al caso sui generis della selezione del personale, ciò è stato raggiunto da utilities, metalmeccanico, istruzione e sanità”, spiega l’Inps aggiungendo che gli ambiti nei quali la caduta della domanda appare ancora assai pronunciata sono alberghi e ristorazione (-27% sul 2019), tessile-abbigliamento-calzature (-12%), altri servizi quali intrattenimento (-11%). Se consideriamo solo le piccole imprese, fino a 15 dipendenti, si riscontra che – nonostante l’ottima dinamica di crescita evidenziata nel 2021 (+12%) – la distanza dal 2019 è tuttora nettamente più pronunciata (-7%) e superiore a quella media complessiva. Sebbene i recuperi, la domanda di lavoro è rimasta ancora al di sotto del livello del 2019: -1,7%, corrispondendo a circa 270.000 anni-uomo in meno (un ‘anno-uomo’ corrisponde a 312 giornate retribuite dal datore di lavoro nell’anno, al netto delle giornate eventualmente indennizzate per cig o malattia). Ciò è interamente dovuto al settore privato mentre nel comparto pubblico il livello della domanda è rimasto costante, grazie al fatto che la crescita nei comparti istruzione e sanità ha bilanciato l’andamento opposto delle amministrazioni centrali e locali.

Contratti a tempo indeterminato e part-time

Nel confronto con il 2020, la domanda a tempo indeterminato cresciuta (+5,3%) è frutto essenzialmente del rientro degli organici dalla cig, con il recupero seppur incompleto della contrazione 2020 quantificabile in un milione di unità di anni-uomo. Considerando la quota di domanda che ha interessato rapporti a part time si evidenzia – nonostante il rimbalzo nel 2021 particolarmente favorevole (+9,5%) – un livello ancora nettamente distante da quello del 2019 (-7,4%). Questa maggior variabilità dei rapporti a part time sottintende come all’orario di lavoro più corto sia associata, di fatto, anche una maggior flessibilità funzionale. 

Che fatica traslocare: per l’8% degli italiani mai più fai da te

A tutti nella vita è capitato di traslocare: nella realtà dei fatti, quasi sempre questo passaggio da una casa all’altra si trasforma in un’esperienza faticosa e stressante. Eppure, nonostante ci siano diverse ditte specializzate in questo settore, sono ancora tantissimi gli italiani che scelgono il fai da te. E molti, a posteriori, se ne pentono. Lo evidenzia una recente indagine condotta per Facile.it dall’istituto EMG Different su un campione rappresentativo della popolazione nazionale. La ricerca è stata realizzata in occasione del lancio della sezione Trasloco che segna l’ingresso del comparatore in un nuovo settore. 
“Quando si cambia casa” spiega Stefano Arossa, responsabile della sezione Trasloco di Facile.it “le cose a cui pensare sono tantissime, lo stress arriva alle stelle e per risparmiare qualche euro si rischia di fare scelte delle quali, poi, ci si pente. Proprio per questo abbiamo creato un servizio gratuito che guidi gli utenti, non solo nella gestione e nell’organizzazione del trasloco, ma anche nell’attivazione delle utenze di luce, gas ed internet, aiutandoli a risparmiare, senza dover però rinunciare all’aiuto di professionisti”.

Quasi 10 milioni di italiani fanno da soli
Degli oltre 15 milioni di italiani che negli ultimi 5 anni hanno affrontato un trasloco, il 61% lo ha fatto senza ricorrere all’aiuto di una ditta e, fra loro, il 68% ha preso questa decisione per ragioni economiche, ma fra i traslocatori “fai da te” oltre 700mila (8%) hanno dichiarato di essersi pentiti. Per quali motivi si è scelto di farlo in autonomia? E perché ci si è pentiti? Tra chi ha deciso di non rivolgersi ad una ditta specializzata, l’attività più problematica è stata fare gli scatoloni (36%) e trasportarli dalla vecchia alla nuova abitazione (32%). Ma tanti, 2,9 milioni (31%), anche coloro che hanno trovato difficoltà nell’attivare o cambiare le utenze domestiche.
Circa 1 rispondente su 3 (33%) ha avuto almeno un inconveniente, percentuale che raggiunge il 44% fra coloro che hanno svolto un trasloco completo, con anche, quindi, lo spostamento dei mobili. Tra i contrattempi più diffusi c’è la perdita di alcuni oggetti durante il trasporto (15%) e l’aver danneggiato quanto spostato (12%); l’8%, invece, ha ammesso di aver addirittura…litigato con i nuovi vicini prima ancora di essere entrato in casa!

Quanto e quando

In merito al tempo impiegato per traslocare, servono in media 7 giorni, mentre i mesi preferiti per mettere mano a pluriball e scatoloni sono maggio, (14%), aprile e giugno (12%), e settembre (11%). Guardando all’ultimo trasloco fatto, per il 28% dei rispondenti lo ha fatto per spostarsi da una casa in affitto a una di proprietà.

Eventi globali di shopping online: quali opportunità per i brand?

I festival e gli eventi di shopping online globali potrebbero essere il prossimo settore a evolversi insieme all’e-commerce. Classificare questi eventi come ‘occasioni sporadiche per generare entrate aggiuntive’ è un errore: al contrario, la partecipazione a questi eventi può essere vantaggiosa per i brand, soprattutto se si è alla ricerca di opportunità internazionali. I brand possono infatti facilmente affermare la loro presenza online su piattaforme globali. E con i dati giusti, possono testare e monitorare la performance dei prodotti su ogni piattaforma e mercato, in modo da decidere dove allocare le risorse e investire in pubblicità e promozioni per migliorare il ROI complessivo.

Amazon Prime Day, Black Friday e Cyber Monday

Durante le 48 ore del Prime Day di Amazon dello scorso anno le vendite totali online negli Stati Uniti hanno superato 11 miliardi di dollari. E i retailer hanno totalizzato vendite superiori a 1 miliardo di dollari all’anno, per un aumento del 29% nelle vendite online rispetto a un giorno medio di giugno.
Sebbene l’Amazon Prime Day sia attualmente disponibile solo in alcuni mercati, il suo impatto aumenterà con l’aggiunta di nuove categorie, brand e paesi, grazie al crescente interesse dei consumatori. Quanto al Black Friday, oggi è l’esperienza di shopping più attesa al mondo. Secondo NielsenIQ Foxintelligence, Francia, Germania, Spagna e Regno Unito hanno registrato un picco di vendite online durante il Black Friday del 2021. Un trend intensificato nel successivo Cyber Monday, soprattutto negli acquisti di elettrodomestici e cellulari.  

Double 11 e Double Days

Il Double 11 (o Singles Day, che si svolge l’11/11) e altri Double Days (1/1, 2/2…) sono gli eventi online più significativi in Asia. I giganti cinesi dell’e-commerce Alibaba e JD.com hanno generato vendite per 139 miliardi di dollari durante il Double 11 nel 2021. Sebbene il loro impatto rimanga visibile soprattutto in Asia, i Double Days stanno iniziando a guadagnare spazio in Medio Oriente, in particolare in Turchia. L’Asia ospita mercati globali pionieristici dell’e-commerce come la Cina e la Corea del Sud e genera il 50% delle vendite online globali. Per questo motivo, i brand che cercano opportunità in Asia dovrebbero prestare molta attenzione a questi eventi di shopping online.

Individuare nuove opportunità di crescita

L’online è sicuramente l’ambiente perfetto per trovare prezzi più bassi. I manufacturer devono tenere d’occhio le nuove opportunità derivanti dagli eventi globali di e-commerce, che possono trasformarsi in una nuova fonte di reddito e crescita. I brand devono affrontare questi eventi in modo strategico, identificando i prodotti e le categorie più richiesti, realizzando campagne pubblicitarie e promozioni efficaci e ottimizzando i canali di distribuzione allineati con i consumatori, i mercati, le piattaforme e i tempi giusti. Metriche chiave come le vendite giornaliere, il monitoraggio dei prezzi e delle promozioni, il posizionamento dei prodotti sugli scaffali digitali consentono un approccio olistico alla performance di vendita online e garantiscono il successo della strategia di e-commerce.

Inflazione: la preoccupazione degli italiani per l’aumento dei prezzi

Nonostante la maggior parte degli italiani non intraveda nei prossimi 12 mesi una modifica sostanziale della propria situazione economica, la preoccupazione per l’inflazione in Italia nel 2022 è elevata: oltre sette cittadini su dieci si dichiarano preoccupati per l’aumento dei prezzi. Negli ultimi mesi l’inflazione è cresciuta in modo esponenziale diventando una delle principali preoccupazioni avvertita a livello internazionale, in alcuni casi superando anche i timori legati al Covid-19 e alla guerra Russia-Ucraina. Gli aumenti dei prezzi sono dovuti a molteplici fattori, ma il conflitto in corso e l’incremento dei costi dell’energia sono ritenute le cause principali, e si registra un consenso unanime che sia il consumatore a essere il soggetto più penalizzato.
I rincari su servizi e tempo libero Ma quali sono i prodotti/beni/servizi che secondo gli italiani hanno registrato più aumenti di prezzo nel 2022? Secondo i dati dell’Osservatorio Ipsos sui comportamenti dei consumatori in risposta all’inflazione, al primo posto si collocano i prodotti alimentari, con il 74% degli intervistati che percepisce rincari. Ma è anche la categoria dei servizi ad aver registrato aumenti: l’80% lo ha riscontrato acquistando benzina/carburanti e il 78% pagando le bollette di luce e gas.
Inoltre, il 57% degli italiani ha percepito aumenti di prezzi in ristoranti/pizzerie/fast-food, il 35% in viaggi e vacanze e il 32% in trasporti/spostamenti.

Il peso dell’inflazione sulle vacanze estive

I consumatori si attendono un incremento dei prezzi nel corso del 2022 che riguarderà tutte le categorie di prodotti, anche quelle che finora erano state meno interessate dal fenomeno. Anche nella categoria dei servizi gli aumenti saranno generalizzati, e fortemente coinvolti dall’inflazione saranno i trasporti e le vacanze. Nei prossimi mesi, il 44% degli italiani si aspetta un aumento dei prezzi nel settore dei viaggi e vacanze, pari a 9 punti in più rispetto agli aumenti attualmente riscontrati, e il 48% nel settore dei trasporti, con 16 punti in più rispetto ai rincari attuali percepiti.

Tagliare le spese superflue

Un sondaggio internazionale di Ipsos condotto in collaborazione con il World Economic Forum ha rivelato che se l’aumento dei prezzi significasse non poter più permettersi l’abituale stile di vita i consumatori tenderebbero a diminuire le azioni considerate superflue e non necessarie. I dati dell’osservatorio sull’inflazione confermano questi dati anche nel contesto italiano. Relativamente ai servizi, il fuori casa alimentare/horeca è il comparto che registrerà le maggiori riduzioni di consumi nel breve periodo. Il 50% degli italiani dichiara che diminuirà la frequentazione di ristoranti/pizzerie/fast-food, ma anche di bar/pub/locali per aperitivi. Inoltre, il 46% diminuirà viaggi e vacanze, il 44% tutte le attività legate al tempo libero fuori casa, come teatri/musei/cinema, e il 41% anche l’utilizzo di mezzi di trasporto, come aerei/treni/navi.

Resilienza informatica, come resistere ai cyber attacchi

Gli attacchi informatici sono non solo in costante aumento, ma sono anche sempre più sofisticati. E a farne le spese sono soprattutto le aziende, dalle grandi realtà alle piccole imprese. In questi mesi, tuttavia, qualcosa si sta muovendo: ad esempio, abbiamo assistito a un consolidamento delle alleanze tra governi e grandi aziende con condivisione di informazioni e risorse utili a contrastare la criminalità informatica.

I trend da tenere sotto controllo

In questo scenario, Acronis ha individuato alcune tendenze da tenere sotto controllo nel 2022. Il ransomware è sempre in cima all’elenco delle minacce, mentre il furto dei dati e le perdite economiche rappresentano solo una parte del quadro complessivo, di cui fanno parte anche l’esposizione dei dati sensibili e le minacce ransomware perpetrate da parte di gruppi politici e di attivisti.
I contrasti interni che emergono nei gruppi di ransomware possono portare alla diffusione dei dati privati di un’organizzazione, anche se la vittima ha pagato il riscatto, il che rende tali minacce ancora più serie. Le e-mail potenzialmente dannose e quelle di phishing sono ancora il principale vettore di infezione da cui originano gli attacchi. Gli attacchi alle supply chain software, come Log4j e SolarWinds, colpiscono migliaia di organizzazioni in tutto il mondo, minacciando infrastrutture critiche e aziende. Gli attacchi silenti, in particolare quelli perpetrati tramite i collaboratori da remoto che spesso lavorano sui propri dispositivi, sono un altro potenziale problema di sicurezza, che i cybercriminali sfruttano per accedere ai sistemi e rubare le informazioni senza che la vittima ne sia consapevole. Spesso si tratta di spionaggio industriale. Aumenta la frequenza degli attacchi ai sistemi Linux e macOS. In un contesto così in evoluzione, le organizzazioni puntano a creare piani di resilienza coesi che consentano di proteggere la proprietà intellettuale, i clienti e le supply chain. Per districarsi tra le potenziali minacce, molte aziende si affidano ai Managed Service Provider (MSP) e a professionisti dell’IT esterni.

Resilienza informatica, come fare

Oltre alla Cyber Security, un aspetto strategico da affrontare è quello della resilienza informatica. “Per ottenere la resilienza informatica è necessario adottare un approccio alla gestione delle minacce che abbracci sicurezza delle informazioni, continuità operativa e disaster recovery. Alcune istituzioni governative, come il Dipartimento statunitense per la Sicurezza Interna, l’associazione internazionale per la normazione ISO e alcune associazioni bancarie internazionali, hanno elaborato materiali per aiutare le organizzazioni ad autovalutarsi o a pianificare sessioni facilitate per le aziende. Responsabili IT, Service Provider e MSP possono avvalersi di questi servizi per il proprio aggiornamento continuo e per accertarsi di usare i parametri più recenti per i propri clienti” spiega Denis Cassinerio, Regional Sales Director per l’Europa meridionale di Acronis. “Tra gli altri framework disponibili ricordiamo il Quadro di riferimento per la sicurezza informatica del NIST (National Institute of Standards and Technology) e i Controlli di sicurezza del Center for Internet Security (CIS), che costituiscono eccellenti punti di riferimento per creare un piano di resilienza”. 

Aria condizionata: il bonus 2022 fa il boom di richieste

Anche quest’anno gli italiani non rinunciano al fresco casalingo, e per l’aria condizionata è boom di richieste. Anche grazie al bonus condizionatori. Nel 2022 aumentano infatti del 34% gli italiani che hanno richiesto un servizio legato all’aria condizionata. Secondo i dati registrati sul portale ProntoPro, se il servizio Installazione Aria Condizionata nel 2021 era al primo posto tra i più richiesti, lo è anche quest’anno. Tra i fattori che hanno favorito questo trend c’è sicuramente il bonus statale. Per incoraggiare le scelte di acquisto green viene infatti confermato anche nel 2022 l’incentivo sui condizionatori, che consente di ottenere una detrazione fiscale dal 50% al 65% sull’acquisto di un climatizzatore a basso consumo o con pompa di calore, oppure di far rientrare la spesa nel Superbonus 110%.

Fare un uso virtuoso e consapevole del ‘fresco’, senza sprechi energetici

Il consiglio degli esperti è comunque quello di fare un uso virtuoso e consapevole del condizionatore, senza sprechi energetici. Come sottolinea anche Enea, a livello energetico conviene sempre sostituire un vecchio condizionatore in classe D con un modello in classe superiore alla A. In questo modo, si può risparmiare circa il 60% di energia a seconda dei modelli, proprio perché riducono il consumo di CO2 e consumano meno. Nonostante le avvisaglie a livello climatico o i rincari energetici, il 63,2% delle richieste sul portale ProntoPro sono legate all’installazione di un nuovo condizionatore, il 34,3% alla sostituzione di un vecchio modello con uno nuovo e solo il 2,5% lo spostamento del dispositivo in un altro luogo dell’abitazione.

La preferenza assoluta va ai condizionatori a muro

Sembra quindi che ormai l’aria condizionata sia diventata uno dei servizi imprescindibili in questa stagione, con preferenze assolute per i condizionatori a muro (85,5%). Il 64,9% degli italiani ha inoltre scelto climatizzatori che rifrescheranno prevalentemente appartamenti su un unico piano. Se invece si valuta la differenza a livello regionale tra le richieste di condizionatori nel 2021 e nel 2022, ad aver aumentato le percentuali sono le regioni che l’anno scorso hanno registrato le temperature più alte d’Italia.  E in testa c’è la Sicilia, con +146% di richieste rispetto allo scorso anno e il 6,70% delle richieste totali tra marzo e maggio 2022. 

Le regioni più calde d’Italia

Al secondo posto, riporta Adnkronos, c’è la Puglia (+132%, il 6,02% totale), seguita dalla Campania (+112%, il 7,11% delle richieste totali), e la Sardegna (+104%, il 5,21% del totale). Nel secondo trimestre 2022 in vetta alla classifica per la domanda c’è però la Lombardia, con il 21,56% delle richieste sul totale e un incremento rispetto all’anno precedente del +6%. Seconda in classifica il Lazio (11,33% e +9% dal 2021), e terza l’Emilia-Romagna, che rappresenta il 10,33% di domanda, ma segna +18% rispetto all’anno scorso. In Veneto, nonostante il dato sia pari all’8,46%, in realtà rappresenta un +61% rispetto al 2021.