Inps, nel 2021 recupera la domanda di lavoro

Dopo le difficoltà del 2020, il 2021 si chiude in positivo almeno per quanto riguarda la domanda di lavoro. I dati positivi sono contenuti nel XXI Rapporto annuale dell’Inps, che sottolinea come nel 2021 si sia vista in Italia una sensibile ripresa rispetto al 2020, anche se i valori riferiti all’occupazione non sono ancora tornati a quelli del 2019, prima della crisi dovuta principalmente alla pandemia. I settori in cui si sono registrate le variazioni migliori sono stati quello delle costruzioni (+23%) e della ricerca-selezione del personale (+24%). Complessivamente, la domanda di lavoro nel 2021 ha registrato un  +7,5% rispetto all’anno precedente.

In alcuni comparti superati i valori del 2019

“In pochi comparti il livello della domanda ha superato quello del 2019: oltre alle costruzioni e al caso sui generis della selezione del personale, ciò è stato raggiunto da utilities, metalmeccanico, istruzione e sanità”, spiega l’Inps aggiungendo che gli ambiti nei quali la caduta della domanda appare ancora assai pronunciata sono alberghi e ristorazione (-27% sul 2019), tessile-abbigliamento-calzature (-12%), altri servizi quali intrattenimento (-11%). Se consideriamo solo le piccole imprese, fino a 15 dipendenti, si riscontra che – nonostante l’ottima dinamica di crescita evidenziata nel 2021 (+12%) – la distanza dal 2019 è tuttora nettamente più pronunciata (-7%) e superiore a quella media complessiva. Sebbene i recuperi, la domanda di lavoro è rimasta ancora al di sotto del livello del 2019: -1,7%, corrispondendo a circa 270.000 anni-uomo in meno (un ‘anno-uomo’ corrisponde a 312 giornate retribuite dal datore di lavoro nell’anno, al netto delle giornate eventualmente indennizzate per cig o malattia). Ciò è interamente dovuto al settore privato mentre nel comparto pubblico il livello della domanda è rimasto costante, grazie al fatto che la crescita nei comparti istruzione e sanità ha bilanciato l’andamento opposto delle amministrazioni centrali e locali.

Contratti a tempo indeterminato e part-time

Nel confronto con il 2020, la domanda a tempo indeterminato cresciuta (+5,3%) è frutto essenzialmente del rientro degli organici dalla cig, con il recupero seppur incompleto della contrazione 2020 quantificabile in un milione di unità di anni-uomo. Considerando la quota di domanda che ha interessato rapporti a part time si evidenzia – nonostante il rimbalzo nel 2021 particolarmente favorevole (+9,5%) – un livello ancora nettamente distante da quello del 2019 (-7,4%). Questa maggior variabilità dei rapporti a part time sottintende come all’orario di lavoro più corto sia associata, di fatto, anche una maggior flessibilità funzionale.