DEI al lavoro: Italia sesta in Europa per inclusività in azienda

È quanto è emerso dall’analisi dell’EY European DEI Index, che misura il successo delle organizzazioni nel perseguire gli obiettivi DEI (Diversity, Equity, Inclusion): solo il 6% delle aziende italiane sta realmente sviluppando una cultura inclusiva sul posto di lavoro., nonostante le tematiche dedicate ai principi DEI siano sempre più al centro del dibattito aziendale moderno.

Lo studio, svolto in collaborazione con FT-Longitude, che ha raccolto l’opinione di manager e lavoratori in 9 Paesi europei, mostra però come il 44% dei lavoratori italiani sia d’accordo sul fatto che la propria organizzazione dimostri un approccio consistente a tali politiche. E per il 55% dei lavoratori l’impegno dimostrato per la creazione di un clima di fiducia e trasparenza sia ‘buono’. 

Manager e lavoratori: i primi si sentono più accettati

II 47% dei lavoratori italiani ha subito episodi di discriminazione sul luogo di lavoro e il 60% li ha segnalati. Inoltre, se il 72% dei manager italiani è in grado di essere sé stesso e di sentirsi accettato sul lavoro, la percentuale scende al 41% dei dipendenti. Ne consegue che i gruppi sottorappresentati in Italia hanno meno probabilità (19%) della media europea (31%) di sentirsi ascoltati.

Nonostante il 61% dei manager italiani affermi di non voler lavorare per organizzazioni inefficaci in termini di DEI, l’Italia risulta in ritardo rispetto alla media europea nell’applicazione dei principi di diversity, equity e inclusion in fase di selezione e colloquio. Soltanto il 20% dei manager italiani ha erogato formazione sul tema ai responsabili del recruiting e soltanto il 23% ha adattato format di colloquio che soddisfino le esigenze dei candidati con disabilità.

Le disuguaglianze non sono tutte uguali

Sulla parità di genere, invece, spiccano le azioni messe in campo dalle aziende per contrastare la disparità e la diversità culturale (70% e 40%), mentre salta all’occhio che solo il 29% ha adottato misure per l’inclusione LGBTQAI+, il 23% per colmare le disuguaglianze socioeconomiche e il 14% per l’inclusione delle persone con disabilità.

A preoccupare è il 35% secondo cui l’inclusione della disabilità non è proprio presente nella propria strategia DE&I.

Resistenze culturali e vincoli di bilancio frenano l’inclusione

Si tratta di dati che si riflettono anche nella percezione che i lavoratori hanno delle proprie aziende. Se il 57% degli italiani ritiene che la propria organizzazione abbia un buon livello di diversità etnica e culturale, il 48% e il 44% valutano rispettivamente scarso il livello di diversità socioeconomica e l’inclusione delle persone con disabilità.

I 22% dei manager italiani ha affermato che il principale ostacolo al miglioramento del DEI è legato a resistenze culturali interne, riferisce Adnkronos, ma una percentuale pari afferma che non esistono ostacoli al miglioramento del DEI.
E anche se i vincoli di bilancio siano indicati quale ostacolo soltanto dal 19% dei manager italiani, l’Italia è tra i Paesi con la spesa più bassa per quanto riguarda il DEI, con 3,99 milioni di euro contro i 5,75 della Spagna.

Stalking digitale: lo subisce quasi un quarto degli utenti online

Chi frequenta il mondo online alla ricerca dell’anima gemella è propenso ad adottare misure per proteggersi. Tuttavia, nonostante a livello globale quasi un quarto degli utenti digitali (23%) abbia subito qualche forma di stalking online da parte di una persona che stava frequentando da poco, la festa San Valentino ha aumentato ulteriormente i rischi di stalking e abusi digitali.

In generale, le persone sembrano infatti sottovalutare l’importanza delle impostazioni di localizzazione, la salvaguardia della privacy dei dati, e più in generale, dell’oversharing. Ma secondo uno studio di Kaspersky, anche in Italia si verificano episodi di violenza o abusi digitali. 

Anche in Italia casi di violenze e abusi

Il 14% degli intervistati ha ricevuto e-mail o messaggi indesiderati, e cosa forse più preoccupante, il 6% è stato filmato o fotografato senza il proprio consenso. Un altro 6% ha ammesso di essere stato localizzato, il 9% di aver subito una violazione degli account social media o della posta elettronica, e il 4% di aver subito l’installazione di stalkerware sui propri dispositivi senza avere dato consenso.

In Italia, le donne intervistate che hanno subito qualche forma di violenza o abuso sono in proporzione più numerose rispetto agli uomini (34% contro 26%).
È altresì preoccupante come gli italiani che dichiarano di avere una relazione da poco tempo abbiano subito più violenze o abusi rispetto a quelli che hanno una relazione di lunga durata (47% contro 28%).

In India le vittime sono il 42%

A livello globale, il 34% degli intervistati ha dichiarato di essere spaventato dall’idea di essere perseguitato online, con una percentuale di donne leggermente superiore rispetto agli uomini (36% contro 31%).

Sempre a livello globale un numero maggiore di persone che hanno subito qualche forma di stalking online proviene dall’America centrale e meridionale e dall’Asia.
In India il 42% degli intervistati ha riferito di essere stato vittima di stalking online, il 38% in Messico e il 36% in Argentina.

Social media e app di dating devono implementare processi di verifica

“Navigare nei siti di incontri online e negli spazi virtuali può essere rischioso, ed è fondamentale che i social media e le app di dating implementino processi di verifica, che possano aiutare a confermare che i profili degli utenti corrispondano alle loro foto reali – ha commentato Emma Pickering, Head of Technology-Facilitated Abuse and Economic Empowerment, Refuge -. Data la natura pervasiva dello stalking e dell’abuso facilitato dalla tecnologia, consigliamo alle persone di proteggere la propria presenza online, compresi password e account. Chi è preoccupato dovrebbe contattare le autorità locali o i servizi di assistenza”.

Cyberattacchi basati sull’AI: un fenomeno in evoluzione

Sono due i report di Sophos X-Ops dedicati all’utilizzo dell’Intelligenza artificiale da parte del cybercrimine. Il primo, The Dark Side of AI: Large-Scale Scam Campaigns Made Possible by Generative AI, dimostra come nel futuro potranno essere sfruttate tecnologie come ChatGPT per perpetrare frodi su vasta scala e a fronte di competenze tecniche minime.
Il secondo, Cybercriminals Can’t Agree on GPTs, rileva come nonostante le potenzialità dell’AI, alcuni cybercriminali siano ancora lontani dall’adozione degli LLM (Large Language Model) come ChatGPT, rimanendo scettici e perfino preoccupati circa il ricorso alla AI per gli  attacchi.

Integrazione dell’AI generativa nelle truffe “classiche”

È prevedibile che i criminali sfruttino le nuove tecnologie per automatizzare le loro attività. Se le email di spam sono state un passo avanti importante nella tecnologia al servizio delle truffe l’AI è destinata a fare lo stesso.
Se esistesse una tecnologia AI in grado di creare minacce automatizzate complete, prima verrebbe utilizzata.

“Abbiamo già assistito all’integrazione di elementi di AI generativa nelle truffe classiche, come testi o fotografie prodotti da AI, per adescare vittime – dichiara Ben Gelman, senior data scientist di Sophos -. Tuttavia, creando un sistema per la generazione di siti fraudolenti su vasta scala ben più avanzato dei tool attualmente impiegati dai criminali, abbiamo la particolare opportunità di analizzare la minaccia, e prepararci ad affrontarla prima che possa proliferare”.

GPT, opinioni discordi tra i cybercriminali

Sebbene il ricorso alla AI da parte dei cybercriminali sia solo all’inizio all’interno del dark web si discute sulle potenzialità di questa tecnologia ai fini del social engineering.
Sophos X-Ops ha già verificato l’impiego di AI nelle criptotruffe, scoprendo che la maggioranza dei post riguardava la vendita di account ChatGPT compromessi, e dei cosiddetti ‘jailbreak’, sistemi che permettono di aggirare le protezioni integrate negli LLM in modo da poterli sfruttare per obiettivi illeciti.

Sono stati anche trovati dieci derivati da ChatGPT che possono essere usati per lanciare cyberattacchi e sviluppare malware.
Le reazioni di fronte a questi tool e altre applicazioni illecite degli LLM non sono però univoche. Molti criminali temono addirittura che gli autori di queste imitazioni di ChatGPT stiano tentando di truffarli.

Più scetticismo che entusiasmo

In due dei quattro forum del dark web analizzato a fronte di solo 100 post dedicati all’AI ben 1.000 erano sul tema criptovalute.
“Alcuni cybercriminali hanno provato a creare malware o tool di attacco mediante LLM, ma i risultati sono stati alquanto rudimentali e spesso accolti con scetticismo dagli altri utenti – aggiunge Christopher Budd, director, X-Ops research Sophos -. In un caso, un cybercriminale deciso a dimostrare le potenzialità di ChatGPT ha rivelato inavvertitamente informazioni significative sulla sua reale identità. Abbiamo persino trovato numerosi articoli d’opinione relativi ai possibili effetti negativi dell’AI sulla società e alle implicazioni etiche del suo utilizzo. In altre parole, almeno per ora, pare che i dibattiti sugli LLM in corso tra cybercriminali siano gli stessi di chiunque altro”. 

Scuola: in aumento ansia e stress, e c’è meno rispetto per gli insegnanti

Oggi a scuola gli studenti italiani sono meno attenti in classe e interagiscono meno con i compagni. Al contempo, aumentano ansia, indolenza, noia, e comportamenti aggressivi.
La maggioranza dei docenti identifica nei comportamenti degli alunni il principale rischio connesso alla propria professione, con il tema della sorveglianza e supervisione degli studenti divenuto fonte di crescente preoccupazione tra gli insegnanti.

Insomma, da un’indagine condotta da Nomisma emerge un quadro preoccupante. L’obiettivo della ricerca è quello di fotografare i comportamenti degli studenti nel nuovo contesto sociale post pandemico, per individuare le priorità e le preoccupazioni degli insegnanti che stanno affrontando il nuovo anno scolastico. 

Attenzione e interazione diminuiscono drammaticamente

Secondo la maggioranza dei docenti l’attenzione in classe (78% degli intervistati) e l’interazione tra gli alunni (29%) sono drammaticamente diminuite.
Ma i dati più preoccupanti riguardano ansia e stress, rilevati in deciso aumento dall’81% dei docenti intervistati, e identificati come situazioni che iniziano a manifestarsi tra gli studenti già a partire dalla scuola primaria.

Nel complesso, poi, 3 insegnanti su 4 hanno notato un aumento sia dei comportamenti aggressivi sia di indolenza e noia tra gli alunni. 
Va però sottolineato come 1 docente su 2 abbia notato tra i ragazzi anche maggiore rispetto delle diversità e più inclusione, e in 1 caso su 5, anche un maggior impegno civico.

Per i docenti il comportamento degli alunni è un rischio connesso alla professione

Dalla ricerca risulta come il 71% dei docenti identifichi nei comportamenti degli alunni uno tra i principali rischi connessi alla propria professione. Un rischio acuito spesso dalla mancanza di risorse e supporto da parte dell’istituzione scolastica (47%).

E se soltanto 1 docente su 4 dichiara che in classe e a scuola gli alunni rispettano le regole di comportamento, inevitabilmente risulta molto sentito il tema della sorveglianza e supervisione degli alunni, considerato fonte di preoccupazione dal 41% degli insegnanti.
Questo, per il 42% degli intervistati, determina tra i docenti forti momenti di stress, fenomeni di burn-out ed esaurimento. 

Un problema di riconoscimento dell’autorevolezza

In questo contesto, caratterizzato da un problema di riconoscimento dell’autorevolezza della figura dell’insegnante, soprattutto tra gli studenti delle scuole secondarie superiori, la ricerca realizzata da Nomisma ha permesso di verificare la conoscenza del tema della ‘culpa in vigilando’, ovvero il rischio percepito e la conoscenza delle conseguenze non solo disciplinari, ma anche civili, penali e amministrative a cui il docente va incontro in caso di omessa vigilanza. 
Di fatto, un terzo dei docenti ammette una scarsa conoscenza dell’argomento, percentuale che aumenta in modo significativo tra i docenti con minore esperienza lavorativa.
Relativamente alle conseguenze, sono complessivamente sottovalutate rispetto a tutti i gradi di responsabilità: solo il 7% è a conoscenza del coinvolgimento del Ministero dell’Istruzione e solo il 16% sa che un docente accusato di omessa vigilanza deve rispondere anche alla Corte dei Conti.

Consumi: si spende sempre di più, e si torna nei negozi fisici

Aumenta la spesa per la maggior parte dei comparti Non Food: complice l’inflazione il settore supera il giro d’affari realizzato nel pre-pandemia. Lo rileva l’edizione 2023 dell’Osservatorio Non Food di GS1 Italy, che raccoglie le evoluzioni di 13 comparti non alimentari ed evidenzia una crescita del +4,3% del giro d’affari, arrivato nel 2022 a 109,3 miliardi di euro. Ma se il tasso di crescita resta inferiore a quello registrato nel 2021 (+12,0%) la tendenza positiva nel medio periodo (2018-2022) registra un aumento a valore pari a +6,0%. Si conferma, quindi, l’uscita dalla crisi pandemica, ma la ripresa rallenta a causa delle pesanti dinamiche inflattive, che impongono ai consumatori un potere d’acquisto ridotto dall’aumento generalizzato dei prezzi.ù

Il fattore convenienza

In risposta alla morsa del carovita, sulla scelta del punto vendita dove fare gli acquisti non alimentari un ruolo di crescente importanza è giocato dal fattore convenienza, che spinge gli italiani ad approfittare di offerte e promozioni, soprattutto presso le grandi superfici specializzate, le grandi superfici alimentari e l’e-commerce. Ma i consumatori cercano anche canali più ‘economici’, come i factory outlet, i discount o i mercatoni.
Questa attenzione al risparmio comporta anche la monetizzazione dell’usato (in particolare, tramite le piattaforme web), la riscoperta del fai da te e l’adesione ai diversi bonus e agevolazioni fiscali, come quelli destinati all’ambiente domestico.

L’andamento dei comparti

Anche nel 2022 i consumi totali delle famiglie mostrano una dinamica espansiva: +13,4%, pari a 1.166 miliardi di euro. Positivo anche il trend relativo ai soli consumi non alimentari, che incidono per il 15,7% su quelli complessivi, e in un anno aumentano del +13,8%. Con oltre 22 miliardi di euro annui di sell-out, l’elettronica di consumo mantiene la leadership tra i 13 comparti analizzati, pur avendo registrato un calo di -1,5% del fatturato a valori correnti rispetto al 2021. Contrazione del giro d’affari anche per casalinghi (-4,0%), giocattoli (-2,4%) ed edutainment (-1,1%). Vendite in robusta crescita, invece, per il secondo comparto a valore, abbigliamento e calzature (+9,2%, 21,8 miliardi di euro), seguito dal tessile, (+7,3%), e articoli per lo sport (+4,5%).

Il ruolo dei bonus 

Il 2022 conferma poi la ripresa della cancelleria (+6,0%) e registra il boom dei prodotti di automedicazione, leader per tasso di crescita del giro d’affari (+11,5%).
La maggior attenzione ai consumi legati alla salute e al benessere traina anche la ripresa della spesa nei comparti profumeria (+6,5%) e ottica (+5,6%), che beneficia anche del bonus vista.
L’effetto dei bonus statali si fa sentire anche in altri comparti, a partire da mobili e arredamento, terzo settore per entità del giro d’affari generato, che chiude il 2022 con vendite in crescita di +4,6%, superando i livelli di fatturato del 2019.
Gli incentivi dedicati agli ambienti domestici sostengono anche la crescita del bricolage (+6,6%), trainato anche dalla maggior propensione dei consumatori al fai-da-te, scelto in un’ottica di risparmio e personalizzazione.

Indice di fiducia, a luglio risale quello delle imprese

A luglio, l’indice di fiducia delle imprese in Italia ha registrato un aumento, passando da 108,2 a 109,1, recuperando in parte le perdite dei due mesi precedenti. Questa crescita è stata determinata principalmente dai settori dei servizi e delle costruzioni. D’altra parte, l’indice di fiducia dei consumatori si è ridotto, sebbene sia rimasto sopra la media del periodo gennaio-giugno 2023, scendendo da 108,6 a 106,7. Questo andamento è stato reso noto dall’Istat, che ha segnalato “un netto peggioramento delle opinioni sulla situazione economica generale, incluse le aspettative sulla disoccupazione, e delle prospettive economiche personali”. Tutte le componenti dell’indice di fiducia dei consumatori sono peggiorate, ad eccezione dei giudizi sulla convenienza di risparmiare nella fase attuale.

Peggiorano i giudizi dei cittadini

Le quattro serie di indicatori calcolati mensilmente riflettono le variazioni registrate dalle singole variabili: il clima economico e il clima futuro hanno registrato una diminuzione, passando rispettivamente da 127,6 a 123,4 e da 118,4 a 115,0; il clima personale e quello corrente sono diminuiti in modo più contenuto, passando rispettivamente da 102,2 a 101,1 e da 102,0 a 101,0.

I più ottimisti? I comparti dei servizi, del commercio e delle costruzioni

Riguardo alle imprese, tutti i settori indagati hanno registrato un aumento dell’indice di fiducia, ad eccezione di quello manifatturiero. Nel dettaglio, l’indice di fiducia è aumentato nei servizi di mercato (da 103,7 a 105,6), nel commercio al dettaglio (da 110,5 a 111,2) e soprattutto nelle costruzioni (da 162,5 a 166,5); al contrario, nel settore manifatturiero, l’indice è diminuito (da 100,2 a 99,3).
Per quanto riguarda le componenti degli indici di fiducia, nel settore manifatturiero sono peggiorati i giudizi sugli ordini, ma sono aumentate le aspettative sul livello della produzione, mentre le scorte sono rimaste sostanzialmente stabili. Nei settori dei servizi di mercato e delle costruzioni, tutte le componenti riflettono un’ottimistica visione del futuro, mentre nel commercio al dettaglio, giudizi favorevoli sulle vendite si accompagnano a un aumento delle opinioni sulle scorte e a una diminuzione delle aspettative sulle vendite.

Cala la domanda per le imprese manifatturiere?

Per quanto riguarda le domande rivolte alle imprese manifatturiere trimestralmente, si è stimata una diminuzione del numero di imprese che segnalano ostacoli alla produzione per la terza rilevazione consecutiva (la relativa percentuale è passata dal 39,3% stimato ad aprile 2023 al 38,2% di luglio 2023); tra queste ultime, cresce la quota di imprese che evidenziano, tra gli ostacoli stessi, l’insufficienza della domanda.

Tecnologie emergenti: se più accessibili favoriscono l’avvio di una nuova era

Il diffuso e crescente accesso alle tecnologie emergenti sta inaugurando una nuova era per la creatività, la società e la privacy. Secondo le previsioni del rapporto Accenture Life Trends 2023 le aziende dovranno prepararsi a modificare i modelli di business. Solo così potranno mantenere il passo con il cambiamento dei comportamenti dei clienti, che trovano sempre più valore nelle nuove tecnologie emergenti. Il Rapporto identifica i macro-movimenti globali del comportamento umano che plasmano business, cultura e società nel 2023. In particolare, la necessità di imparare a vivere ai tempi della permacrisis, la volontà di sentirsi parte delle comunità online, la mancanza dei benefici intangibili legati al modo di lavorare più tradizionale, l’utilizzo diffuso di tecnologie come l’AI per accelerare la creatività e la fine della crisi dell’identità digitale posta dai portafogli digitali.

La vita quotidiana si sta modificando 

Il mondo sta passando da una catastrofe globale all’altra, ma le persone si adattano all’instabilità, oscillando tra quattro possibili risposte. Lotta, fuga, concentrazione e immobilità influenzeranno gli acquisti e il modo in cui si considerano i brand. In un mondo instabile, poi, le persone cercano gruppi a cui sentono di appartenere. Di conseguenza, i brandmoderni saranno costruiti come comunità, ridisegnando la fedeltà e il coinvolgimento con il marchio. E mentre continua il dibattito sul ritorno in ufficio, tutti hanno sentito la perdita di benefici intangibili come, ad esempio, gli incontri casuali con i colleghi. Le conseguenze di questa perdita diventano chiare. Senza il coinvolgimento personale, le aziende rischiano di perdere mentorship, innovazione, cultura e capacità di inclusione.

L’intelligenza artificiale diventa il copilota della creatività

L’AI è un nuovo strumento del processo creativo per tutti. Ormai le reti neurali sono disponibili per creare linguaggi, immagini e musica con pochissimo sforzo e senza il bisogno di competenze tecniche. Anche gli sviluppi nell’ambito dell’AI stanno arrivando sul mercato a una velocità sorprendente. In scala, si tratta di una svolta incredibile per la creatività. Le aziende devono quindi considerare come distinguersi nel ‘marasma’ di contenuti generati dall’AI e come utilizzarla per migliorare la velocità e l’originalità dell’innovazione.

Portafogli digitali in un mondo senza cookies

L’uso, e l’abuso, dei dati personali è da tempo in attesa di trasformazione. La trasparenza e la fiducia nelle esperienze dei brand online stanno di pari passo rapidamente diminuendo. Ma il controllo dei propri dati potrebbe presto tornare agli utenti. I portafogli digitali contenenti token (che rappresentano metodi di pagamento, documenti d’identità, carte fedeltà e altro ancora) consentiranno alle persone di decidere quanti dati condividere con aziende, e perfino di venderli a queste ultime.
Questa è un’ottima notizia per i brandi dati che le persone forniranno direttamente saranno ancora più preziosi delle informazioni di terze parti, che non saranno più raccolte in un mondo senza cookie.

Nel 2022 il 59% degli italiani fa shopping online. I consigli per un e-commerce sicuro

Se nel nostro Paese la corsa dello shopping online è in accelerazione, le ragioni secondo molti analisti sono molteplici, e vanno dalla comodità e velocità delle transazioni a un maggiore engagement rispetto allo shopping nei negozi fisici. Nel 2022 in Italia dei nostri connazionali ha fatto acquisti online, e il settore dell’e-commerce ha raggiunto in totale 48 miliardi di euro, con una crescita del 21% rispetto al 2021. Ma lo shopping online è anche sicuro? Extraconomy, il marketplace per privati ed e-commerce, aiuta a identificare un sito sospetto attraverso una serie di suggerimenti per gli utenti. Extraconomy consente di pagare attraverso la moneta tradizionale e allo stesso tempo di usufruire di un sistema di cashback al 50%. Ma nel prossimo futuro ha intenzione di affiancare una terza modalità di pagamento attraverso una propria cripto-moneta EXC, già in fase di crowfunding.

Controllare la reputazione del sito e la presenza di un certificato SSL

“Controllare la reputazione del sito cercando reclami o commenti da parte di altri utenti e verificare l’esistenza di un indirizzo fisico e un numero di telefono, sono le prime informazioni da considerare – ha spiegato Anderson Cavalcanti, project manager di Extraconomy -. È importante poi la presenza di un certificato SSL, perché un sito di e-commerce sicuro e serio deve averlo come garanzia. Inoltre gli e-commerce fraudolenti sono riconoscibili spesso da immagini di bassa qualità o errori grammaticali”.

Prevenire le frodi con l’AI e le tecnologie di machine learning

L’evoluzione della tecnologia di prevenzione delle frodi e-commerce è a un punto di svolta, riporta Adnkronos, e gli esperti ricordano che per fronteggiare la sempre maggiore abilità dei cybercriminali ora vengono utilizzati strumenti di Intelligenza artificiale attraverso tecnologie di machine learning.
Questi modelli analitici possono infatti rilevare anomalie e indicatori di frode in tempo reale, contribuendo così a bloccare le transazioni sospette.

Impronte digitali, riconoscimento facciale, analisi vocale e autenticazione a più fattori

“Anche la tecnologia biometrica basata sulle impronte digitali, il riconoscimento facciale o l’analisi vocale sono sempre più utilizzati, perché difficili da contraffare”, ha precisato Anderson Cavalcanti. A questo si aggiunge l’autenticazione a più fattori (MFA), che sta diventando una pratica sempre più comune per implementare un ulteriore livello di protezione, poiché include passaggi come i codici di verifica inviati tramite SMS, le impronte digitali, il riconoscimento facciale o i token di sicurezza.

Mutui e prestiti: cala l’ammontare delle rate rimborsate dalle famiglie

Le famiglie italiane non hanno smesso di rivolgersi agli istituti di credito per sostenere i propri consumi e l’investimento sulla casa.
Mister Credit, area di CRIF che si occupa dello sviluppo di soluzioni e strumenti educational per i consumatori, ha presentato l’aggiornamento relativo al I semestre 2022 della Mappa del Credito, lo studio sull’utilizzo del credito rateale da parte degli italiani.
“Sia l’importo della rata mensile sia l’esposizione residua risultano in contrazione, non solo per la tendenza degli italiani a privilegiare piani di rimborso più lunghi rispetto al passato, ma anche per la minore incidenza dei contratti di mutuo – commenta Beatrice Rubini, Direttore linea Mister Credit di CRIF – a vantaggio dei prestiti di piccolo importo”. 

Contratti di credito rateale: 46,0%, +7,6% rispetto al 2021

“Nel complesso l’incidenza dei mutui, in costante calo, oggi rappresenta il 20,2% del totale dei finanziamenti attivi mentre sono i prestiti finalizzati all’acquisto di beni e servizi quali auto, moto, elettronica ed elettrodomestici, articoli di arredamento, viaggi, a risultare la forma di finanziamento più diffusa, con una quota superiore al 50% del totale”, aggiunge Rubini.
Dall’analisi dei dati di EURISC, il sistema di informazioni creditizie gestito da CRIF, emerge però un ulteriore allargamento della platea di italiani con almeno un contratto di credito rateale attivo (46,0%, +7,6% rispetto a un anno fa). La dinamica in atto riflette la ripresa di consumi e acquisti sostenuti da un finanziamento, e soprattutto, dello sviluppo dei prestiti small ticket stimolati da condizioni di offerta favorevoli.

Resta elevata la sostenibilità del debito

Il progressivo allargamento della platea di consumatori che hanno scelto di far ricorso a un finanziamento è stato favorito anche da un costo del denaro ancora contenuto, che ha contribuito a garantire l’elevata sostenibilità del debito, con il tasso di default a 90 giorni per il credito al dettaglio, che nell’ultima rilevazione di CRIF si è attestato all’1,1%, stabile sui livelli più contenuti degli ultimi anni. Nello specifico, per i mutui immobiliari il tasso di default si attesta allo 0,7% contro lo 0,8% dei prestiti personali e l’1,8% dei prestiti finalizzati.

La Mappa del Credito nelle regioni

A livello pro-capite, nel primo semestre 2022 la rata media rimborsata ogni mese è pari a 305 euro (-4,5% rispetto a un anno fa e ben lontana dai 356 euro del 2017) mentre l’esposizione residua, intesa come somma degli importi pro-capite ancora da rimborsare in futuro per estinguere i contratti in essere, è pari a 31.893 euro (in leggera flessione rispetto alla precedente rilevazione ma in netto calo rispetto ai 34.114 euro di 5 anni fa). A livello territoriale la situazione risulta estremamente composita. La regione con la quota più elevata di popolazione con almeno un rapporto di credito attivo è la Valle d’Aosta (56,0%), seguita da Toscana (51,2%) e Lazio (50,4%). All’estremo opposto si colloca il Trentino Alto Adige, regione in cui solamente il 26,4% della popolazione risulta avere almeno un rapporto di credito attivo, preceduto da Basilicata (36,8%) e Campania (39,8%).

PNNR e altre novità: come cambia l’agricoltura italiana

Questi anni sono cruciali per la definizione e attuazione delle politiche a favore del sistema agroalimentare, come la nuova Politica agricola comunitaria 2023-2027 e gli interventi dedicati del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Gli orientamenti che hanno ispirato queste politiche sono stati definiti dal Green Deal, il “patto verde europeo” proposto dalla Commissione Europea per raggiungere la neutralità climatica entro 2050 attraverso politiche in materia di clima, biodiversità, innovazione, sostenibilità ed economia circolare. In particolare discendono dalle strategie Farm to Fork e Biodiversity varate nella primavera del 2020. Nel PNRR, approvato nel 2021 una gran parte degli investimenti è dedicata alla energie rinnovabili (agrisolare, biogas), all’innovazione e meccanizzazione ed ai contratti di filiera in chiave di sostenibilità ambientale. La stessa nuova PAC 2023-2027 si articola su 9 obiettivi, dei quali tre di impronta economica (garantire un reddito equo agli agricoltori; aumentare la competitività; migliorare la posizione degli agricoltori nella filiera alimentare) ma gli incentrati su aspetti ambientali e sociali (agire per contrastare i cambiamenti climatici, tutelare l’ambiente, salvaguardare il paesaggio e la biodiversità, sostenere il ricambio generazionale, sviluppare aree rurali dinamiche, proteggere la qualità dell’alimentazione e della salute) oltre alla promozione della conoscenza e dell’innovazione.

La PAC 2023-2027 darà quindi ampio spazio, anche finanziario, alla cosiddetta “architettura verde”, che accanto alla condizionalità rafforzata, si declina nel Piano strategico nazionale presentato nel dicembre 2021 nei 5 eco-schemi del I pilastro e nelle misure agro-climatico-ambientali del II pilastro. Sono alcune delle evidenze illustrate nel report “Una nuova prospettiva per l’agroalimentare dell’Emilia-Romagna”, analisi che ha approfondito gli scenari futuri del settore anche alla luce del recente conflitto ucraino, presentato da Nomisma a Bologna con la partecipazione di primari partner.

Gli aspetti che ostacolano la ripresa

“Questo articolato impianto normativo e di intervento deve misurarsi con i mutevoli scenari internazionali e due fattori in particolare che vanificano la ripresa: il post pandemia e il conflitto russo-ucraino” ha commentato Ersilia Di Tullio, senior project manager di Nomisma. La ripresa del PIL, che nel 2021 aveva registrato in Italia un incoraggiante +6,6% rispetto al 2020 (annus horribilis, segnato da un drammatico -8,9%), sconta l’impatto della guerra e si ridimensiona rispetto alle iniziali previsioni del Fondo Monetario internazionale, scendendo a + 2,3% nel 2022 (e a +1,9% secondo Confindustria).  Un destino comune a tutti gli altri Paesi presi in esame (Francia, Germania, Regno Unito, Stati Uniti e Cina), a cui si affianca un medesimo destino anche per il trend del commercio mondiale che rallenta dal +9,8% del 2021 al +3% del 2022.

L’aumento dei prezzi e la scarsità delle materie prime

L’emergenza pandemica e la guerra in Ucraina esasperano inoltre il trend rialzista dei prezzi di input energetici, produttivi e dei trasporti. A fronte di una crescita a doppia e tripla cifra da dicembre 2019 allo stesso mese del 2021, nei primi 4 mesi del 2022 le quotazioni continuano a salire. Emerge, inoltre, con forza la dipendenza per gli approvvigionamenti (soprattutto energetici) dai paesi coinvolti nel conflitto e “le imprese risentono sensibilmente della crescita dei costi e delle difficoltà di approvvigionamento” ha sottolineato Ersilia Di Tullio. Anche i prezzi delle materie prime agricole, già in rapida ascesa nel 2020 e 2021, segnano ulteriori rilevanti incrementi da dicembre 2021 ad aprile 2022.