Nel 2023 gli europei viaggeranno di più, anche gli italiani 

La conferma arriva dai dati raccolti dall’Osservatorio EY Future Travel Behaviours: il 2023 si annuncia come anno record per i viaggi. Che sia all’interno del proprio Paese, in un altro Paese del Vecchio Continente oppure oltre i confini europei, dopo due anni di restrizioni tra gli europei torna il desiderio di viaggiare. L’89% dei cittadini di Spagna, Germania, Francia, e Regno Unito prevede infatti di fare almeno una vacanza nell’anno in corso, mentre un cittadino su cinque dichiara di voler aumentare il numero dei viaggi rispetto al passato.  E gli italiani? La percentuale di italiani che dichiara di voler mantenere o aumentare la frequenza dei propri viaggi è pari all’88%.

Spagna, Italia e Francia mete preferite, ma occhio al portafoglio

Tra i dati più significativi, quelli sulle destinazioni di viaggio: 3 europei su 4 si muoveranno all’interno del proprio Paese, 3 europei su 5 prevedono di viaggiare in un Paese del Vecchio Continente, e circa il 20% oltre i confini europei. La Spagna è al primo posto tra le mete preferiste per le vacanze in Europa, seguita da Italia e Francia.
Ma quali sono i fattori che influiscono maggiormente sulle scelte di viaggio? Al primo posto la spesa, specie con riferimento al diminuito potere d’acquisto dovuto alla crescita dell’inflazione. Emerge infatti una propensione al risparmio, al punto che 2 persone su 3 sarebbero disposte a cambiare le proprie abitudini di viaggio a causa di una riduzione del potere di acquisto. Ma c’è anche un 19% che pur in condizione di recessione economica non rinuncerebbe a viaggiare, sacrificando piuttosto altre voci di spesa.

L’impatto ambientale incide sulle scelte dei più giovani

Un altro fattore che influenza i comportamenti e le intenzioni di viaggio è l’impatto ambientale. Dai test impliciti emerge che per 1 persona su 2 l’impatto ambientale è un fattore importante per le proprie scelte. Una sensibilità verso i viaggi green dimostrata anche dal fatto che 6 viaggiatori su 10 sarebbero disposti a pagare costi aggiuntivi per compensare le emissioni di CO2.
E se sono i giovani della Generazione Z a dimostrare una spiccata propensione a viaggiare, sono anche quelli maggiormente influenzati dalla sostenibilità nelle loro scelte. E per questo, ad avere necessità di informazioni sulle opzioni di viaggio sostenibili. Inoltre, la maggioranza dei giovani viaggiatori si dichiara disponibile a pagare un extra per compensare le emissioni.

Parole d’ordine workation ed esperienza su misura

Tra le altre tendenze rilevate dall’Osservatorio cresce l’interesse nei confronti dei viaggi di natura ibrida, che uniscono motivi di lavoro e vacanza in forme differenti, in particolare il fenomeno workation. Quanto ai trend del futuro per il settore, riporta Adnkronos, l’Osservatorio evidenzia la personalizzazione dell’esperienza di viaggio, che rappresenta un importante fattore di scelta per 2 interpellati su 3. Dunque, appare sempre più indicata per gli operatori del settore poter garantire un’offerta quanto più possibile su misura per tipologia di viaggiatore.

Sostenibilità, i 5 consigli per rendere più green gli edifici

In occasione della Giornata Mondiale della Terra (che cade ogni anno il 22 aprile), Cisco ricorda l’importanza di rendere più sostenibili gli edifici delle nostre città. Infatti, gli edifici sono responsabili di circa il 30% del totale delle emissioni di anidride carbonica. Ciò è dovuto a una somma di fattori, quali l’illuminazione, il riscaldamento e l’utilizzo di computer e device elettronici Per contribuire a ridurre tali emissioni, Cisco suggerisce alcune regole – cinque per la precisione – da seguire. 

Integrare con la rete IT i sistemi dell’edificio

Innanzitutto, è necessario integrare i vari sistemi degli edificio con la rete IT in modo da monitorare le prestazioni e adattarle dinamicamente a riscaldamento, ventilazione, condizionamento dell’aria e illuminazione.

Gli sprechi si possono abbattere fino al 50%

Inoltre, si raccomanda di aggiornare la rete alla tecnologia Power over Ethernet (PoE) per eliminare le perdite energetiche e avere un migliore controllo sull’impiego dell’energia. Il terzo consiglio prevede di abilitare i punti di accesso wireless e i sensori IoT fornirà una visione completa dello stato dell’edificio come occupazione degli spazi, qualità dell’aria interna, temperatura e umidità. Gli edifici che implementano tali soluzioni possono ridurre gli sprechi energetici fino al 30-50%.

Capire quali sono le apparecchiature di rete che consumano di più 

La quarta dritta prevede di comprendere quali siano le apparecchiature di rete che incidono di più sui consumi. Lo si può fare implementando sensori che permettono di individuare gli sprechi e attivare strategie semplici ma efficaci – come spegnere o accendere i dispositivi in base al loro utilizzo – che cumulate possono ridurre i consumi tra il 5 e il 15%. Ad esempio, un telefono IP messo in modalità “sospensione” può ridurre il consumo energetico del 30%, poiché lo schermo si accende solo quando c’è una chiamata in arrivo.

Tecnologie di collaborazione

Infine, il quinto e ultimo consiglio è quello di sfruttare le tecnologie di collaboration. Un uso esteso delle soluzioni di videoconferenza, sistemi di connessione sicura come le VPN per lavorare da remoto, la telepresenza, aiutano concretamente a ridurre le emissioni correlate a viaggi e spostamenti. Convertendo in modalità virtuale fino al 30% delle riunioni fuori sede, ogni anno si potrebbero ridurre di 550.000 tonnellate le emissioni di CO2 in tutto il mondo.

Pasqua 2023: tutti a tavola in agriturismo

Per le festività di Pasqua e Pasquetta 2023 si stima un vero e proprio pienone negli agriturismi italiani. Un’autentica boccata d’ossigeno rispetto all’impennata dei costi di produzione e all’effetto del cambiamento climatico sui campi. Sono infatti oltre 1,5 milioni le persone che nel 2023 per il pranzo di Pasqua e Pasquetta hanno scelto un agriturismo, spendendo mediamente 40-50 euro per un menu à la carte o fisso. Si è trattato, per lo più, di famiglie con bambini e comitive, buona parte di quei 12 milioni di italiani in viaggio per il week-end pasquale. La Pasqua in agriturismo ‘a tavola’ si conferma quindi il binomio perfetto. Lo confermano la Cia, agricoltori italiani e Turismo Verde, l’associazione di Cia per la promozione agrituristica.

Tutto esaurito anche nelle strutture agrituristiche con camere

Si registra quindi il tutto esaurito nelle 25.400 strutture agrituristiche diffuse in tutta Italia, che hanno beneficiato dell’arrivo di tanti connazionali. Soprattutto di quelli che hanno scelto di passare il week-end di Pasqua in montagna (17,6%), ma anche nel segno del relax (64,8%) o facendo trekking e gite (51,4%), senza però rinunciare a momenti gastronomici (10,6%). Cia e la sua associazione per la promozione agrituristica registrano inoltre il tutto esaurito anche nelle strutture con camere per soggiorni di almeno due giorni, soprattutto da parte di turisti stranieri. Con Pasqua e Lunedì dell’Angelo, nelle aziende agricole con cucina e possibilità di soggiorno il turismo è quindi pronto a segnare un +20%.

Tornano i numeri pre-Covid, ma con meno confusione e sprechi

Secondo l’analisi effettuata da Coldiretti/Ixèono sono oltre mezzo milione le persone che hanno scelto di alloggiare negli agriturismi nel weekend di Pasqua. 
A spingere gli italiani a scegliere queste strutture è la voglia di stare all’aria aperta alla ricerca del buon cibo, con la possibilità di protezione in caso di maltempo.
Delle prenotazioni in agriturismo, specie al nord Italia, almeno il 10% è da parte degli stranieri, in particolare americani, tedeschi e svizzeri, ma tornano negli agriturismi italiani anche da Belgio, Germania, Norvegia e Svezia. Si percepisce, riporta Adnkronos, il ritmo delle festività pre-Covid, ma con meno confusione e sprechi.

“La promozione autentica di una ruralità lenta e sostenibile”

“Un tripudio di cultura enogastronomica italiana come solo le piccole comunità, in montagna e in collina, dove tra l’altro si trovano l’84% degli agriturismi italiani, sanno raccontare e portare a tavola – commenta il presidente nazionale di Turismo Verde Cia, Mario Grillo -. Insieme alla promozione autentica di una ruralità lenta e sostenibile questo è il valore che dobbiamo difendere con determinazione, affrontando la crisi economica senza intaccare l’identità delle aziende agricole multifunzionali. Abbiamo dimezzato i coperti pur di non far pagare ai nostri ospiti il peso del caro-bollette. Siamo ottimisti, da nord a sud le nostre strutture stanno andando verso il tutto esaurito anche per il ponte del 25 Aprile e 1° Maggio”.

Felicità e lavoro: un sogno impossibile?

Nell’arco della vita si trascorrono oltre 90 mila ore lavorando. È un dato rilevato dall’Osservatorio Glickon, che ha condotto una survey per scoprire se durante il tempo passato a lavorare si è davvero felici. E dallo studio emerge che la relazione tra lavoro e felicità è necessaria per l’80% degli intervistati, e per la quasi totalità (97%) essere felici rende anche più produttivi.
Inoltre, più del 66% si dichiara contento della posizione che occupa, e per il 34% quella posizione rappresenta effettivamente ciò che sognava di fare, mentre il 37% si è adattato, ma si ritiene comunque soddisfatto e sereno.

Lo stipendio resta un parametro importante

Sono dati rassicuranti, perché se rapportati allo scenario del mercato del lavoro, coinvolto da grandi fenomeni sociali, culturali ed economici come Great Resignation, Quite Quitting, Hope Fatigue, risultano positivi e incoraggianti. Non c’è quindi da stupirsi se il 46% afferma di essere disposto a cambiare il proprio lavoro in nome della felicità, anche se dovesse rinunciare a qualcosa in termini economici o di benefit. Trova così spiegazione il 65% che ha ammesso di aver vissuto ‘con felicità’ le proprie dimissioni o il proprio licenziamento. Ma nonostante il detto ‘i soldi non fanno la felicità’ sia sempre valido, lo stipendio resta un parametro di felicità importante per il 62% degli intervistati.

Le relazioni con i colleghi e l’ambiente lavorativo

Ma cosa ci rende davvero felici del nostro lavoro? In cima a tutto, le relazioni con i colleghi e l’ambiente lavorativo (30%), seguite dalle attività specifiche di cui ci si occupa (28%), e da flessibilità, benefit e stipendio (23%), ma anche la valorizzazione del talento e l’attenzione verso il proprio percorso di crescita (19%). Un ambito, questo, che denota però un ampio margine di miglioramento, soprattutto con l’odierna corsa ai talenti. Le aziende, quindi, dovranno essere sempre più attente non solo ad acquisire, ma anche a saper trattenere i lavoratori.

Il confronto tra generazioni

Per la GenerazioneZ e i Millenial la qualità delle relazioni e la qualità del tempo è più importante (16%) rispetto alla GenerazioneX e ai Boomer (12%), così come la trasparenza e l’etica della realtà per cui si lavora (15% vs 12%), mentre per gli over 40 contano il benessere psico-fisico (25% vs 20%), la valorizzazione economica e i benefit (19% vs 17%).
Quasi cross-generazionali sono invece crescita e sviluppo personale (24% per under 40 vs 22% over 40), e condivisione dei valori del brand o società per cui si lavora (6%). 
‘Scegli un lavoro che ami, e non dovrai lavorare nemmeno un giorno della tua vita’ resta il mantra per il 67% degli intervistati, riporta Ansa. Ma alla domanda ‘Riesci ad avere un buon work-life-balance tanto da renderti felice e serena/o?’ il panel si divide quasi a metà, con una leggera maggioranza di ‘no’ (51%).

Giovani e lavoro: per 6 su 10 è fonte di ansia e stress 

Circa sei under 35 italiani su dieci lamentano stress, burn out, e ripercussioni fisiche come effetti del lavoro. Inoltre, a causa del proprio impiego, più di uno su due ha sofferto di problemi emotivi, e il 13%i, fisici. Sono alcune evidenze tratte dall’Osservatorio WellFare, promosso dal Consiglio Nazionale dei Giovani (Cng), e svolto su un campione di circa 300 lavoratori dai 15 ai 35 anni con diversi livelli di scolarizzazione e diverse professionalità. L’Osservatorio è stato discusso all’interno del primo incontro dal titolo I Giorni del Benessere, un progetto del Cng volto a favorire percorsi di prevenzione, informazione e sensibilizzazione per il benessere delle giovani generazioni. Si tratta di una piattaforma di ascolto diretto creata dal Cng per offrire alle istituzioni una riflessione sulle criticità legate alla salute mentale, relazionale, sociale, fisica e creativa degli under 35 italiani.

Esaurimento emotivo e pressione sociale

I giovani occupati lamentano quindi esaurimento emotivo, ansia e molta pressione per il carico di richieste di lavoro che arriva sui dispositivi mobili personali, evidenziando quindi anche problematiche legate al diritto alla disconnessione. Sono varie le motivazioni dietro questo forte disagio. Sostanzialmente riconducibili, spiega Maria Cristina Pisani, presidente Cng, alla “pressione sociale dovuta alle aspettative degli altri”, ambito su cui i social media hanno avuto un “impatto estremo e una grande responsabilità”, e alle caratteristiche della “società dei record straordinari, raccontati come ordinari, che crea una pericolosa distopia tra il reale e il percepito, che può portare a una serie di problematicità di salute mentale”.

Incertezze per il futuro e scadenze impellenti 

Infatti, “la paura del giudizio, le aspettative e il senso di inadeguatezza sono tra i principali motivi riportati come cause legate al senso di ansia, così come le incertezze per il proprio futuro e le scadenze impellenti nello studio e nel lavoro”, specifica la presidente Cng.
“Purtroppo – sottolinea Pisani – i recenti casi di cronaca ne sono una drammatica testimonianza. Dalla nostra indagine risulta che negli ultimi anni ben quattro giovani su dieci si sono rivolti a uno psicologo e altri due stanno pensando di contattarlo. Un segnale positivo che ci spinge ancora di più a non lasciare sole le nuove generazioni e costruire insieme a loro delle strategie di supporto integrato”.

Maggiore flessibilità sugli orari, supporto e prevenzione

Dall’Osservatorio emergono quindi anche alcune indicazioni che potranno essere tradotte in proposte. Il 20% degli intervistati, riporta Adnkronos, chiede infatti una maggiore flessibilità sugli orari lavorativi e una gestione del lavoro orientata agli obiettivi piuttosto che al numero di ore. Inoltre, il 19% vorrebbe attività di supporto alla gestione delle pressioni quotidiane, il 14,1% misure di prevenzione per il benessere psicofisico e il 13,9% suggerisce il supporto alla maternità.

Rivelati i Top 10 Globl Consumer Trends del 2023

Quali saranno le tendenze chiave dei prossimi mesi? Come si comporteranno i consumatori e, di conseguenza, come dovranno muoversi o organizzare le aziende? A questi questi risponde come di consueto la società di ricerche di mercato globale Euromonitor International con il suo rapporto annuale. Top 10 Global Consumer Trends 2023 individua così le motivazioni, le esigenze, le abitudini e le criticità espresse dai consumatori di 100 Paesi del mondo in merito ai processi di acquisto.

Spendere in modo responsabile, ma emotivo

Tra le principali tendenze emerse dal rapporto spicca l’attitudine dei consumatori a spendere in modo più responsabile e sostenibile. Insomma, si pensa e si “sente” prima di mettere mano al portafoglio. Un altro trend che emerge chiaro e forte è il ruolo crescente della digitalizzazione, nella vita come nello shopping. Infine, un ultimo aspetto da monitorare è quello dei cosiddetti ‘thrivers’ , ovvero le persone che per l’anno nuovo hanno deciso di rallentare i ritmi per ‘germogliare’ su altri fronti. Pare che rinunciando allo stress si possa essere anche più ottimisti: il nuovo stile di vita (più vita privata, meno carriera, meno impegni serrati) induce infatti il 55% del campione a vedersi più felice da qui ai prossimi 5 anni e, per il 48% anche più in salute. Il 53% dice di avere ridotto troppo il limite tra lavoro e vita personale nel 2022 e il 45% si è sentito troppo sotto pressione lo scorso anno.

Esperienza digitale soddisfacente

Tra i trend legati agli stili di consumo non poteva non esserci lo shopping digitale. L’aspetto di novità è che i consumatori non vogliono soltanto la possibilità di acquistare a distanza, ma desiderano anche un’esperienza umana, emotiva. Realtà e mondo virtuale dovrebbero fondersi per fornire soluzioni di spessore ai consumatori. Le connessioni emotive non devono essere sottovalutate, anche in un mondo sempre più tecnologico in cui l’interazione fisica è minima. Catturare l’attenzione e la fiducia del proprio target è fondamentale, anche perchè il tempo passato sui propri device è sempre più selettivo. In più, dal report si scopre che il 57% degli utenti ha deciso si disinstallare le app.

No alle differenze di genere, sì al risparmio

Un ulteriore segnale che arriva è quello contro le differenze di genere. I consumatori si rifiutano di rimanere in silenzio su questa disuguaglianza. Pari rappresentatività, equità e inclusività sono i concetti in prima linea nelle decisioni di acquisto delle donne. L’aumento del costo della vita sta minando il potere d’acquisto dei consumatori. Risparmiare denaro è al primo posto tra le priorità. Nel 2022, il 75% dei consumatori non prevede di aumentare gli importo della propria spesa complessiva.  

Le top ten degli aumenti per i prodotti alimentari e non

A elaborare i dati Istat è l’Unione Nazionale Consumatori: a causa dell’inflazione nel 2022 una famiglia italiana ha speso in media 513 euro in più rispetto al 2021. Quanto alle classi di spesa, vincono la classifica dei rincari pane, pasta, farina e riso, con una spesa aggiuntiva di 100 euro rispetto al 2021, e a fronte di un’inflazione media del 10,9%. In particolare, sono pane fresco e confezionato e pasta fresca, secca e i preparati di pasta, a svuotare le tasche degli italiani, con una ‘mazzata’ rispettivamente di 29 e 24 euro.  Al secondo posto si piazzano i vegetali, che con un’inflazione del +11,8%, costano mediamente 92 euro in più a famiglia. Al terzo posto le carni, con una stangata di 87 euro (+7,2%), di cui il balzo più alto è segnato dal pollame: +13,4% e +31 euro.

Latte, formaggi e uova a +9,5%

Appena giù dal podio, latte, formaggi e uova (+9,5%, 69 euro), poi pesci e prodotti ittici (+7,7%, 40 euro), al sesto posto la frutta (+7,1%, 36 euro), a cui seguono oli e grassi (+18%, 31 euro), con l’olio diverso da quello di oliva che spicca il volo con un +51,6% rispetto al 2021, pari a 13 euro. 
All’ottavo posto acque minerali e bevande analcoliche (+8,7%, +23 euro) e al nono zucchero, confetture e miele (+7,3%, +16 euro).  Chiudono la top ten gli ‘Altri prodotti alimentari’, come salse, piatti pronti, alimenti per bimbi, integratori alimentari e caffè, tè e cacao, entrambi con un incremento di spesa pari a 9 euro rispetto al 2021 e un’inflazione, rispettivamente, del 6,5% e del 5,2%.

Medaglia d’oro dei rincari all’olio diverso da quello di oliva: +51,6 

In termini di inflazione per la top ten 2022 dei prodotti alimentari e le bevande analcoliche vince l’olio diverso da quello di oliva (+51,6%), medaglia d’argento al burro, con un +28,2%, e sul gradino più basso del podio, lo zucchero (+19%). In quarta posizione la farina (+18,5%), poi il riso (+17,9%), la margarina (+17,8%). In settima posizione la pasta (+17,3%), seguita dal latte conservato (+16,5%), e i vegetali freschi (+14,3%). Chiude la top degli aumenti dei prezzi il pollame, con un +13,4%.

Non alimentari: vincono energia elettrica, voli internazionali, gas di città

Per la top ten 2022 dei prodotti non alimentari, al 1° posto si posiziona l’energia elettrica, con un ‘astronomico’ +110,4%. Lo riporta Adnkronos. Al 2° posto i voli internazionali, che nel 2022 volano dell’85,9% rispetto all’anno precedente. Medaglia di bronzo per il gas di città, con un +73,7%, e appena sotto il podio, al 4° posto, il gasolio per riscaldamento (+38,4%), seguito da Gpl e metano (+33,3%) e gasolio per mezzi di trasporto (+22,1%).

Largo consumo: quali saranno i prossimi trend?

Una delle tendenze future evidenziate dal Retail Measurement di NielsenIQ per i beni di largo consumo è l’aumento dei consumi domestici a scapito delle spese fuori casa. Per mitigare l’impatto dell’aumento delle bollette e della spesa alimentare i consumatori spendono infatti meno per intrattenimento e pasti fuori casa. Secondo NielsenIQ le vendite della categoria dei beni di largo consumo riflettono questo trend. Pertanto, nel secondo trimestre del 2022 le vendite di farina, pasta, riso o cibo in scatola sono aumentate del 5,9% a livello globale.  Ma nonostante l’inflazione, i dati di NielsenIQ indicano che gli shopper sono ancora disposti a pagare un prezzo elevato per determinate categorie di prodotti. 

Crescono le vendite di snack, bevande e prodotti per i pet

Crescono anche le vendite di prodotti legati alle attività di consumo di contenuti online e giochi: snack e bevande sono tra le categorie in maggiore crescita a livello globale. Nel secondo trimestre 2022 la vendita delle bevande è infatti cresciuta del 5,4% a livello mondiale. Continua poi l’impennata delle vendite di prodotti per gli animali domestici, la categoria a più rapida crescita a livello globale: nel secondo trimestre 2022 le vendite sono cresciute del 9,8% rispetto al 2021.
Un’impennata che manda un segnale chiaro a manufacturer e retailer: i proprietari sono disposti a spendere per i loro pet.

I consumatori sono disposti a pagare di più per le alternative salutari

Oltre all’attenzione alla convenienza c’è anche quella per la salute: le opzioni alimentari sane e nutrienti sono tra le principali preferenze dei consumatori. Un report su salute e benessere di NielsenIQ evidenzia che il 70% dei consumatori globali è disposto a pagare un prezzo maggiore per prodotti privi di OGM, biologici o naturali. In Europa le alternative salutari come i prodotti bio/organici o vegani sono un trend in rapida crescita. Più della metà dei consumatori europei (55%) è disposta a pagare un prezzo elevato per i prodotti biologici/bio, e in mercati specifici come l’Italia questo trend è ancora più marcato (70%). In molte categorie, poi, la crescita a valore delle varianti biologiche supera la performance del segmento non biologico. 

La cautela nei confronti dei prezzi è un ostacolo all’acquisto

Sebbene in Europa occidentale il 3%-5% segua diete completamente vegane o vegetariane, in media circa 3 famiglie europee su 10 hanno ridotto il consumo di carne per motivi di salute. E in un numero sempre maggiore di categorie, i consumatori scelgono opzioni vegetali, come snack surgelati, caramelle e gelati. Come dimostrano i numeri delle vendite, gli shopper sono disposti a spendere per categorie e attributi di prodotto che rispondano a esigenze fondamentali, come la salute e il benessere.
I manufacturer e retailer devono considerare che la cautela nei confronti dei prezzi è un ostacolo all’acquisto. Per mantenere i consumatori fedeli ai brand è quindi fondamentale offrire opzioni più economiche, ad esempio, offrendo alternative salutari a prezzi accessibili.

Trend 2023: Mobilità, Fashion, Food, Sostenibilità e Digital Transformation

Dal 29 novembre al 1 dicembre si è tenuta la sesta edizione dei Wired Trends 2023, nati dalla collaborazione tra Ipsos e Wired Italia dedicati alle tendenze protagoniste dei prossimi 12 mesi. In particolare, nei campi mobilità, food, fashion, sostenibilità e digital transformation.
“I trends sono come una fotografia: ci aiutano a capire cosa succede nella nostra società civile, quali sono le trasformazioni, come cambiano i mercati, gli atteggiamenti, le paure”, commenta Nicola Neri, ceo Ipsos.
Ad esempio, il 78% dei cittadini sostiene che per non andare incontro a un disastro ambientale è necessario cambiare il proprio modo di vivere, eppure il 55% è convinto che gli scienziati non sappiano di cosa parlano quando si occupano di ambiente.

“La mobilità è un diritto elementare”

Sulle nuove tendenze della mobilità e del trasporto pubblico e privato, i dati raccolti dall’Osservatorio Ipsos, condotto in collaborazione con Legambiente, mettono a confronto Milano, Torino, Roma, Napoli con le maggiori città europee.
“La mobilità è un diritto elementare – afferma Chiara Ferrari, Lead, Ipsos Public Affairs -. Le grandi aree metropolitane sono un laboratorio su cui possiamo sperimentare e da cui possiamo imparare”. 
Di fatto, se l’aria pulita di Helsinki raggiunge la percentuale del 72% a Torino non supera il 33%. Mentre la percentuale di piste ciclabili sul totale della rete stradale se a Torino e Milano raggiunge il 6-7% ad Amsterdam il 26%.

Fashion e food: parola d’ordine sostenibilità 

I principali fashion trends per il 2023 riguarderanno business model, tecnologia (con l’affermarsi del Metaverso), diversi canali di vendita e Diversity&Inclusion. Ma soprattutto, sostenibilità. “Non si tratta di un trend, ma di un imperativo categorico – spiega Silvia Andreani, Client Officer Luxury Fashion & Beauty Ipsos -. Il 49% degli intervistati pagherebbe di più per comprare i prodotti i brand con un impegno etico e ecosostenibile”. E il 92% smetterebbe di acquistare da brand che non sono portatori di valori etici. Quanto al food, nel 2023 guideranno il settore climate change, globalizzazione, salute, e lifestyle. E se il 94% degli intervistati pone più attenzione allo spreco e il 63% vuole un regime alimentare più sano, solo il 6% segue una dieta vegana o vegetariana.

Il futuro tra disastro ambientale e progresso tecnologico

Negli ultimi anni le riflessioni su sostenibilità, climate change e sviluppo sostenibile sono state messe in secondo piano dal Covid, l’inflazione e la guerra, ma il 90% delle persone pensa che si andrà incontro a un disastro ambientale se non si cambia.
Quanto alla digital transformation, “sono evidenti i vantaggi che possono derivare dalla transizione digitale – sottolinea Ilaria Ugenti, Corporate Reputation Leader Ipsos -. Più di due aziende su tre riconoscono che la transizione digitale ha permesso di liberare i propri dipendenti da una serie di mansioni di routine”.
Inoltre, per il 75% degli intervistati è inevitabile perdere un po’ di privacy in nome del progresso tecnologico, ma per il 45% il progresso tecnologico sta distruggendo le nostre vite. 

Futuro green? Gli italiani ci credono, tanto da investirci 

Gli italiani vogliono credere, e puntano, su un futuro Green, anche in termini di investimento. Immaginando il futuro con un orizzonte al 2050, il 71% degli italiani (contro una media dei Paesi Ue del 48%) è convinto che l’energia, i prodotti e i servizi sostenibili saranno disponibili a prezzi convenienti per tutti, incluse le persone meno abbienti. Per il 68% degli italiani (più della media europea, pari al 57%) le politiche per far fronte al cambiamento climatico e a favore della sostenibilità ambientale consentiranno di creare nuovi posti di lavoro in misura maggiore di quanti se ne distruggeranno. Per il 71% (il 61% nella media Ue) si potrà creare nuova occupazione di qualità in termini di retribuzioni e sicurezza dei luoghi di lavoro. Provati dalla successione di eventi atmosferici avversi, gli italiani ora guardano positivamente alle tecnologie green e alle opportunità economiche della transizione ecologica. È quanto emerge dal Rapporto annuale Assogestioni-Censis, presentato nell’ambito del talk di approfondimento R-Evolution Esg, trasmesso sulla piattaforma FR|Vision.

Strumenti finanziari ad hoc

Questa sensibilità verso le energie green e in generale verso la sostenibilità incide positivamente anche sulle intenzioni dei risparmiatori, stimolati dall’inflazione a riallocare l’ingente accumulo di cash. Il 57,4% dei risparmiatori italiani considera positivamente l’idea di investire in prodotti finanziari e in imprese sostenibili. Maggiormente convinti sono i residenti nel Nord-Ovest (61,7%), i laureati (67,9%) e le persone con redditi alti (76,6%). Si tratta di un’apertura che candida gli investimenti green a occupare un posto rilevante nella competizione per attrarre risorse da riallocare.

Consulenti finanziari figure fondamentali per questo passaggio 

Il 57,5% dei risparmiatori italiani ritiene indispensabile l’assistenza di un consulente finanziario nella scelta degli investimenti da indirizzare su imprese, settori, progetti sostenibili. Convinti di avere bisogno di una consulenza fidata e di competente certe per orientarsi in tempi di forte incertezza, lo sono ancora di più quando si parla di investimenti green.

Un ente che certifichi la “verità”

L’89,8% dei risparmiatori italiani vorrebbe che ci fossero istituzioni o enti certificatori terzi per garantire che gli investimenti green siano effettivamente conformi agli obiettivi e ai criteri annunciati dai proponenti. Sarebbe una soluzione che consentirebbe di concretizzare le intenzioni dichiarate dai risparmiatori sugli investimenti green, perché permetterebbe di superare la persistente confusione e di fugare ogni diffidenza.