Riscaldamento: cosa pensano gli italiani sono delle nuove regole?

Gli italiani rispetteranno le nuove regole approvate per razionalizzare l’uso del riscaldamento in ambito domestico? Il Ministro della Transizione Ecologica ha firmato il decreto con le nuove regole per il riscaldamento domestico, ma gli italiani non sono pronti a rispettarle. Sono 4 milioni i cittadini che dichiarano esplicitamente che non lo faranno. Il dato emerge da un’indagine commissionata da Facile.it agli istituti di ricerca mUp Research e Norstat.
Eppure, “Rispettare le nuove regole non solo porta benefici perché consente di ridurre l’uso del gas – spiegano gli esperti di Facile.it – ma ha importanti effetti positivi anche sulla bolletta di ciascun consumatore”.

Gli over 55 sono più inclini a rispettare le indicazioni 

“Secondo le stime di ENEA, grazie alle nuove norme ogni famiglia potrà ridurre l’uso di gas, in media, di oltre 130 smc. Con le attuali tariffe significherebbe, in base alle simulazioni di Facile.it, un risparmio in bolletta di oltre 260 euro”, continuano gli esperti.
Scorrendo i dati dell’indagine emerge, inoltre, che dal punto di vista anagrafico sono gli over 55 i più inclini a rispettare le nuove regole (64% tra i 55-64enni e addirittura il 74,5% tra gli over 65). I meno favorevoli, invece, gli intervistati con età compresa tra i 45 e i 54 anni. Tra loro l’11,3% afferma che non si adeguerà alle nuove indicazioni. Ma un dato allarmante è quello degli oltre 3,8 milioni di individui che dichiarano addirittura di non essere a conoscenza delle nuove regole.

Le donne sono più virtuose

Se a livello nazionale la percentuale di chi non rispetterà le nuove regole è pari al 9,4%, dividendo il campione tra uomini e donne emerge che queste ultime sono più virtuose. Tra loro ‘solo’ il 6,5% ha ammesso che non si atterrà alle norme del ministero (contro il 12,4% rilevato nel campione maschile). A livello territoriale, invece, i meno disposti sono i residenti del Nord-Ovest (12%). Dal punto di vista anagrafico, tra chi dichiara di non essere a conoscenza delle nuove regole i meno informati sono coloro di età compresa tra 25-34 anni (12,1%), e a livello territoriale, i residenti nelle regioni del Centro Italia (13,1%).

Le strategie per risparmiare sulle bollette
Per risparmiare sui consumi energetici, quasi 1 intervistato su 5 (19,4%) è tornato a lavare a mano piatti e posate per ridurre l’uso della lavastoviglie, mentre il 7,6% (circa 2,5 milioni), ha iniziato a lavare a mano anche gli indumenti. Sempre con l’obiettivo di ridurre il numero di lavatrici settimanali, il 18% dichiara addirittura di aver iniziato a usare più a lungo i vestiti prima di lavarli.
Tra le aree a cui gli italiani fanno più attenzione c’è quella dell’illuminazione, tanto che il 66,2% dichiara di aver iniziato ad accendere la luce in casa più tardi rispetto al passato, e solo quando necessario.
In molti, circa 4 milioni di italiani (12,5%), per tagliare la bolletta elettrica hanno invece scelto di cambiare un vecchio elettrodomestico con uno più efficiente.

L’uso eccessivo dei social media è associato al rischio depressione?

Ci potrebbe essere un legame fra utilizzo di social media e l’insorgere della depressione? Probabilmente sì, specie se il tempo trascorso sui social è tanto. Ad affermarlo è un recente studio, condotto da un team di ricercatori dell’Università dell’Arkansas, che è stato pubblicato  sulla rivista specializzata Journal of Affective Disorders Reports. “Precedenti ricerche hanno collegato lo sviluppo della depressione a numerosi fattori”, hanno osservato gli autori. “Tuttavia, la letteratura è carente di studi incentrati su come le varie caratteristiche della personalità possano interagire con l’uso dei social media e la depressione. Questo nuovo studio ha affrontato queste importanti domande, trovando associazioni forti e lineari di depressione in tutti i tratti della personalità”.
Tra i risultati dello studio emerge che le persone con un’elevata gradevolezza avevano il 49% di probabilità in meno di diventare depresse rispetto alle persone con una bassa gradevolezza. Inoltre, quelli con alto nevroticismo avevano il doppio delle probabilità di sviluppare depressione rispetto a quelli con basso nevroticismo quando utilizzavano più di 300 minuti di social media al giorno. Ancora più importante, per ogni tratto della personalità, l’uso dei social media è stato fortemente associato allo sviluppo della depressione. Lo studio è stato condotto su un campione di circa 1.000 giovani americani fra i 18 e i 30 anni.

Come si “misura” lo stato psicologico? 

La depressione è stata misurata utilizzando il Patient Health Questionnaire. I social media sono stati parametrati chiedendo ai partecipanti allo studio quanto tempo trascorrevano ogni giorno sulle piattaforme di social media più popolari e la personalità è stata “analizzata” utilizzando il Big Five Inventory, che ha valutato l’apertura, la coscienziosità, l’estroversione, la gradevolezza e il nevroticismo.  Gli autori suggeriscono che un confronto sociale problematico può aumentare i sentimenti negativi verso se stessi e gli altri, il che potrebbe spiegare come il rischio di depressione aumenti con un maggiore utilizzo dei social media. Impegnarsi principalmente in contenuti negativi può anche aumentare questi sentimenti. Infine, vivere molto tempo sui social media riduce le opportunità di interazioni e attività di persona fuori casa.

Dati importanti in un mondo tecnologico

I risultati sono ancora più significativi perchè la depressione viene considerata tra le principali cause di disabilità e mortalità in tutto il mondo. 
“I risultati di questo studio sono importanti in un periodo di espansione e integrazione tecnologica”, ha affermato il team di studio. “Connettersi virtualmente con le persone può aumentare il rischio di problemi di comunicazione o di percezione errata che portano a difficoltà relazionali e al potenziale rischio di sviluppare problemi di salute mentale”. 

Bonus ristrutturazione casa nel 2022: a chi è concesso?

Nel 2022 il Bonus ristrutturazione casa consiste in una detrazione del 50% sull’Irpef fino a un massimo di 96.000 euro di spesa per interventi di ristrutturazione edilizia e manutenzione, straordinaria o ordinaria. La detrazione viene ripartita in 10 quote annuali di eguale importo. Può essere richiesto da tutti gli italiani che sono soggetti al pagamento di imposte sui redditi, siano proprietari o titolari dei diritti sugli immobili da ristrutturare. Il Bonus, ricorda laleggepertutti.it, è stato introdotto per la prima volta dall’articolo 16-bis del DPR 917 del 1986. Nel 2013 è stato potenziato con il Decreto Legge n. 63, e con la legge di Bilancio 2022 è stato esteso fino al 31 dicembre 2024. Dal 2022, con la finalità di contrastare possibili frodi, sono stati modificati gli adempimenti relativi alla cessione del credito e alla possibilità di accedere all’incentivo.

Chi può accedere all’incentivo?

Possono accedere all’incentivo e hanno il diritto alla detrazione il proprietario, il titolare di un diritto reale sull’immobile soggetto ai lavori (uso, abitazione o superficie), l’inquilino, i soci di cooperative (divise e non), i soci di specifiche società semplici, e gli imprenditori individuali. Può usufruirne (a patto che sostenga in modo regolare tutte le spese e sia l’intestatario di bonifici e fatture) anche un familiare convivente con il possessore dell’immobile oggetto dell’intervento di ristrutturazione: coniuge, componente dell’unione civile e tutti i parenti entro il terzo grado e gli affini entro il secondo grado, o il coniuge separato ma assegnatario dell’immobile.

I lavori ammessi sugli immobili

I lavori sugli immobili residenziali per i quali è assicurata la detrazione riguardano tutti gli interventi relativi alla manutenzione straordinaria, al restauro e alla ristrutturazione edilizia effettuati sulle singole unità immobiliari residenziali di qualsiasi categoria (anche rurali) o sulle parti comuni degli edifici (i condomini), gli interventi necessari per la ricostruzione di un immobile danneggiato in seguito a eventi calamitosi (a condizione che sia stato dichiarato lo stato di emergenza), i lavori finalizzati alla costruzione di autorimesse o posti auto (anche di proprietà comune), quelli effettuati per la realizzazione di ogni strumento e attrezzo idoneo a consentire lo spostamento in luoghi interni o esterni di persone portatrici di handicap, e quelli compiuti per prevenire il rischio di possibili atti illeciti (furto, aggressione, sequestro di persona eccetera).

Agevolazioni anche per le spese relative a interventi antisismici

Il Bonus ristrutturazione, riporta Adnkronos, consente anche agevolazioni per tutte le spese relative a interventi antisismici su tutti gli edifici residenziali che si trovino nelle zone considerate ad alta pericolosità sismica (zona 1 e zona 2). La detrazione, del 50%, spetta a tutti coloro che hanno effettuato lavori nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2017 e il 31 dicembre 2021. Con la Legge di Bilancio 2022 il Bonus è stato prorogato fino al 31 dicembre 2022. Tale agevolazione è da calcolare su un importo complessivo di 96.000 euro per unità immobiliare per ciascun anno.

Che fatica traslocare: per l’8% degli italiani mai più fai da te

A tutti nella vita è capitato di traslocare: nella realtà dei fatti, quasi sempre questo passaggio da una casa all’altra si trasforma in un’esperienza faticosa e stressante. Eppure, nonostante ci siano diverse ditte specializzate in questo settore, sono ancora tantissimi gli italiani che scelgono il fai da te. E molti, a posteriori, se ne pentono. Lo evidenzia una recente indagine condotta per Facile.it dall’istituto EMG Different su un campione rappresentativo della popolazione nazionale. La ricerca è stata realizzata in occasione del lancio della sezione Trasloco che segna l’ingresso del comparatore in un nuovo settore. 
“Quando si cambia casa” spiega Stefano Arossa, responsabile della sezione Trasloco di Facile.it “le cose a cui pensare sono tantissime, lo stress arriva alle stelle e per risparmiare qualche euro si rischia di fare scelte delle quali, poi, ci si pente. Proprio per questo abbiamo creato un servizio gratuito che guidi gli utenti, non solo nella gestione e nell’organizzazione del trasloco, ma anche nell’attivazione delle utenze di luce, gas ed internet, aiutandoli a risparmiare, senza dover però rinunciare all’aiuto di professionisti”.

Quasi 10 milioni di italiani fanno da soli
Degli oltre 15 milioni di italiani che negli ultimi 5 anni hanno affrontato un trasloco, il 61% lo ha fatto senza ricorrere all’aiuto di una ditta e, fra loro, il 68% ha preso questa decisione per ragioni economiche, ma fra i traslocatori “fai da te” oltre 700mila (8%) hanno dichiarato di essersi pentiti. Per quali motivi si è scelto di farlo in autonomia? E perché ci si è pentiti? Tra chi ha deciso di non rivolgersi ad una ditta specializzata, l’attività più problematica è stata fare gli scatoloni (36%) e trasportarli dalla vecchia alla nuova abitazione (32%). Ma tanti, 2,9 milioni (31%), anche coloro che hanno trovato difficoltà nell’attivare o cambiare le utenze domestiche.
Circa 1 rispondente su 3 (33%) ha avuto almeno un inconveniente, percentuale che raggiunge il 44% fra coloro che hanno svolto un trasloco completo, con anche, quindi, lo spostamento dei mobili. Tra i contrattempi più diffusi c’è la perdita di alcuni oggetti durante il trasporto (15%) e l’aver danneggiato quanto spostato (12%); l’8%, invece, ha ammesso di aver addirittura…litigato con i nuovi vicini prima ancora di essere entrato in casa!

Quanto e quando

In merito al tempo impiegato per traslocare, servono in media 7 giorni, mentre i mesi preferiti per mettere mano a pluriball e scatoloni sono maggio, (14%), aprile e giugno (12%), e settembre (11%). Guardando all’ultimo trasloco fatto, per il 28% dei rispondenti lo ha fatto per spostarsi da una casa in affitto a una di proprietà.

Inflazione: la preoccupazione degli italiani per l’aumento dei prezzi

Nonostante la maggior parte degli italiani non intraveda nei prossimi 12 mesi una modifica sostanziale della propria situazione economica, la preoccupazione per l’inflazione in Italia nel 2022 è elevata: oltre sette cittadini su dieci si dichiarano preoccupati per l’aumento dei prezzi. Negli ultimi mesi l’inflazione è cresciuta in modo esponenziale diventando una delle principali preoccupazioni avvertita a livello internazionale, in alcuni casi superando anche i timori legati al Covid-19 e alla guerra Russia-Ucraina. Gli aumenti dei prezzi sono dovuti a molteplici fattori, ma il conflitto in corso e l’incremento dei costi dell’energia sono ritenute le cause principali, e si registra un consenso unanime che sia il consumatore a essere il soggetto più penalizzato.
I rincari su servizi e tempo libero Ma quali sono i prodotti/beni/servizi che secondo gli italiani hanno registrato più aumenti di prezzo nel 2022? Secondo i dati dell’Osservatorio Ipsos sui comportamenti dei consumatori in risposta all’inflazione, al primo posto si collocano i prodotti alimentari, con il 74% degli intervistati che percepisce rincari. Ma è anche la categoria dei servizi ad aver registrato aumenti: l’80% lo ha riscontrato acquistando benzina/carburanti e il 78% pagando le bollette di luce e gas.
Inoltre, il 57% degli italiani ha percepito aumenti di prezzi in ristoranti/pizzerie/fast-food, il 35% in viaggi e vacanze e il 32% in trasporti/spostamenti.

Il peso dell’inflazione sulle vacanze estive

I consumatori si attendono un incremento dei prezzi nel corso del 2022 che riguarderà tutte le categorie di prodotti, anche quelle che finora erano state meno interessate dal fenomeno. Anche nella categoria dei servizi gli aumenti saranno generalizzati, e fortemente coinvolti dall’inflazione saranno i trasporti e le vacanze. Nei prossimi mesi, il 44% degli italiani si aspetta un aumento dei prezzi nel settore dei viaggi e vacanze, pari a 9 punti in più rispetto agli aumenti attualmente riscontrati, e il 48% nel settore dei trasporti, con 16 punti in più rispetto ai rincari attuali percepiti.

Tagliare le spese superflue

Un sondaggio internazionale di Ipsos condotto in collaborazione con il World Economic Forum ha rivelato che se l’aumento dei prezzi significasse non poter più permettersi l’abituale stile di vita i consumatori tenderebbero a diminuire le azioni considerate superflue e non necessarie. I dati dell’osservatorio sull’inflazione confermano questi dati anche nel contesto italiano. Relativamente ai servizi, il fuori casa alimentare/horeca è il comparto che registrerà le maggiori riduzioni di consumi nel breve periodo. Il 50% degli italiani dichiara che diminuirà la frequentazione di ristoranti/pizzerie/fast-food, ma anche di bar/pub/locali per aperitivi. Inoltre, il 46% diminuirà viaggi e vacanze, il 44% tutte le attività legate al tempo libero fuori casa, come teatri/musei/cinema, e il 41% anche l’utilizzo di mezzi di trasporto, come aerei/treni/navi.

Aria condizionata: il bonus 2022 fa il boom di richieste

Anche quest’anno gli italiani non rinunciano al fresco casalingo, e per l’aria condizionata è boom di richieste. Anche grazie al bonus condizionatori. Nel 2022 aumentano infatti del 34% gli italiani che hanno richiesto un servizio legato all’aria condizionata. Secondo i dati registrati sul portale ProntoPro, se il servizio Installazione Aria Condizionata nel 2021 era al primo posto tra i più richiesti, lo è anche quest’anno. Tra i fattori che hanno favorito questo trend c’è sicuramente il bonus statale. Per incoraggiare le scelte di acquisto green viene infatti confermato anche nel 2022 l’incentivo sui condizionatori, che consente di ottenere una detrazione fiscale dal 50% al 65% sull’acquisto di un climatizzatore a basso consumo o con pompa di calore, oppure di far rientrare la spesa nel Superbonus 110%.

Fare un uso virtuoso e consapevole del ‘fresco’, senza sprechi energetici

Il consiglio degli esperti è comunque quello di fare un uso virtuoso e consapevole del condizionatore, senza sprechi energetici. Come sottolinea anche Enea, a livello energetico conviene sempre sostituire un vecchio condizionatore in classe D con un modello in classe superiore alla A. In questo modo, si può risparmiare circa il 60% di energia a seconda dei modelli, proprio perché riducono il consumo di CO2 e consumano meno. Nonostante le avvisaglie a livello climatico o i rincari energetici, il 63,2% delle richieste sul portale ProntoPro sono legate all’installazione di un nuovo condizionatore, il 34,3% alla sostituzione di un vecchio modello con uno nuovo e solo il 2,5% lo spostamento del dispositivo in un altro luogo dell’abitazione.

La preferenza assoluta va ai condizionatori a muro

Sembra quindi che ormai l’aria condizionata sia diventata uno dei servizi imprescindibili in questa stagione, con preferenze assolute per i condizionatori a muro (85,5%). Il 64,9% degli italiani ha inoltre scelto climatizzatori che rifrescheranno prevalentemente appartamenti su un unico piano. Se invece si valuta la differenza a livello regionale tra le richieste di condizionatori nel 2021 e nel 2022, ad aver aumentato le percentuali sono le regioni che l’anno scorso hanno registrato le temperature più alte d’Italia.  E in testa c’è la Sicilia, con +146% di richieste rispetto allo scorso anno e il 6,70% delle richieste totali tra marzo e maggio 2022. 

Le regioni più calde d’Italia

Al secondo posto, riporta Adnkronos, c’è la Puglia (+132%, il 6,02% totale), seguita dalla Campania (+112%, il 7,11% delle richieste totali), e la Sardegna (+104%, il 5,21% del totale). Nel secondo trimestre 2022 in vetta alla classifica per la domanda c’è però la Lombardia, con il 21,56% delle richieste sul totale e un incremento rispetto all’anno precedente del +6%. Seconda in classifica il Lazio (11,33% e +9% dal 2021), e terza l’Emilia-Romagna, che rappresenta il 10,33% di domanda, ma segna +18% rispetto all’anno scorso. In Veneto, nonostante il dato sia pari all’8,46%, in realtà rappresenta un +61% rispetto al 2021.

Gli italiani, la bici e la mobilità sostenibile

In occasione della Giornata Mondiale della Bicicletta 2022, Ipsos ha condotto un sondaggio in 28 Paesi, tra cui l’Italia, per analizzare la frequenza di utilizzo della bici. L’indagine rileva un consenso internazionale sul ruolo chiave che le bici svolgono per ridurre le emissioni di carbonio e il traffico, e in tutti i Paesi la bicicletta riscuote consensi da parte della cittadinanza. In Italia, il 57% degli intervistati afferma di saper andare in bicicletta e il 49% di possederne una da utilizzare per i propri spostamenti. Il 26% afferma di utilizzare la bicicletta per fare attività fisica e soltanto il 10% per raggiungere il proprio posto di lavoro o studio. L’8% afferma poi di utilizzare i sistemi pubblici di condivisione delle biciclette.

Riduce traffico ed emissioni

Il 37% degli italiani va in bicicletta almeno una volta alla settimana, quota che si riduce al 13% tra quanti dichiarano di utilizzare la bici come mezzo di trasporto principale per un tragitto di 2 chilometri. La bici è preceduta dalla camminata a piedi (42%) e dall’utilizzo della propria automobile (29%).
La prevalenza dell’uso della bicicletta per fare commissioni o spostarsi è maggiore nei Paesi in cui è maggiormente percepita come un mezzo di trasporto sicuro, ad esempio in Cina, Giappone e Paesi Bassi. La maggioranza degli italiani (88%) ritiene che l’uso della bicicletta svolga un ruolo importante nella riduzione delle emissioni di anidride carbonica e del traffico (85%). Tuttavia, oltre la metà (62%) ritiene che andare in bicicletta nella propria zona sia troppo pericoloso.

I ciclisti spesso non rispettano le regole stradali e sono pericolosi

Il 57% degli italiani considera la bicicletta una tendenza urbana, nonostante l’alta percentuale di accordo rimane tra le più basse dei 28 Paesi, occupando la venticinquesima posizione, dopo Corea del Sud (56%), Giappone (47%) e Ungheria (41%). Gli italiani poi sono tra i cittadini maggiormente d’accordo con il fatto che i ciclisti spesso non rispettano le regole del Codice della strada e possono rappresentare un pericolo per pedoni e automobilisti. In particolare, il 76% ritiene che i ciclisti della propria zona spesso non rispettino le regole del traffico, il 70% sostiene che i ciclisti rappresentino un pericolo per pedoni e automobili o moto/motorini, e il 68% ritiene che i ciclisti rappresentino un pericolo per gli automobilisti.

Le infrastrutture ciclistiche sono carenti

Se nella maggior parte dei mercati esaminai la bici gode di un livello di favore più elevato rispetto a tutte le altre forme di trasporto, e in Italia, la bicicletta riscuote l’81% dei consensi e la bici elettrica il 77%. Poco meno della metà degli italiani (43%) considera però l’infrastruttura ciclistica (ad esempio, piste ciclabili dedicate) della propria zona eccellente. Una solida maggioranza di cittadini (71%) è d’accordo sul fatto che i nuovi progetti di infrastrutture stradali nella propria area dovrebbero dare priorità alle biciclette rispetto alle automobili.

Tutti pazzi per la second hand: scelta da 23 milioni di italiani

Altro che cose di nessun valore: la second hand in Italia nel 2021 ha generato un valore economico di 24 miliardi di euro, pari all’1,4% del Pil nazionale. La spinta più significativa deriva dal volume degli affari online che costituisce quasi il 50% del totale (49%) ed è passato da 5,4 miliardi di euro nel 2014 a 11,8 nel 2021, con una crescita netta di 1 miliardo di euro anno su anno. È quindi proprio grazie all’online che il valore totale della second hand nel 2021 è tornato a livelli pre-pandemia (24 miliardi nel 2019, 23 nel 2020). Lo afferma l’ottava edizione dell’Osservatorio Second Hand Economy condotto da Bva Doxa per Subito, piattaforma per vendere e comprare in modo sostenibile, che ha analizzato comportamenti e motivazioni degli italiani rispetto alla compravendita dell’usato.

Un’abitudine di consumo

Con questi numeri, non sorprende trovare conferma del fatto che la second hand, nel 2021, sia entrata a tutti gli effetti tra i comportamenti di consumo abituali degli Italiani, grazie al boost del digitale che contribuisce a rendere questa forma di compravendita più assimilabile all’esperienza del percorso d’acquisto dell’e-commerce. Sono infatti quasi 23 milioni gli italiani, riferisce Adnkronos, che hanno scelto questa forma di economia circolare e il 66% di chi ha comprato ha guardato alla second hand come primo canale di riferimento, dimostrando, specialmente per le vendite, in crescita rispetto all’anno precedente, di considerare questa modalità come un modo smart di fare spazio, dare valore agli oggetti e guadagnare. Il tutto all’insegna della sostenibilità, che rimane il primo valore di riferimento dell’economia dell’usato (54%).  

Il business è online

Sono soprattutto gli scambi online a generare quasi la metà del fatturato (49%); questa modalità  è passata dal valore di 5,4 miliardi di euro nel 2014 a 11,8 nel 2021, con una crescita netta di 1 miliardo di euro anno su anno. È quindi proprio grazie all’online che il valore totale della second hand nel 2021 è tornato a livelli pre-pandemia (24 miliardi nel 2019, 23 nel 2020). Ben il 69% di chi ha comprato e venduto oggetti usati, infatti, lo ha fatto attraverso questo canale perché più veloce (49%), offre una scelta più ampia (43%) e consente di fare tutto comodamente da casa (41%). Dal 2014 al 2021, cresce dal 30% al 70% il numero di chi si rivolge all’online per acquistare mentre chi vende passa dal 45% al 72% attestando una crescita sia in termini assoluti sia di frequenza. In particolare, nel 2021 l’online supera l’offline anche come canale più utilizzato per l’acquisto, mentre per la vendita era già assestato e in maniera cross target.  La second hand mantiene il terzo posto tra i comportamenti sostenibili più messi in atto dagli italiani (52%), con picchi ancora più alti di adozione nel 2021 per Laureati (68%), Gen Z (66%), 35-44 anni (70%) e Famiglie con bambini (68%).  

I segreti dell’arredamento di lusso

Arredamento di lusso, che passione! Riuscire a realizzare un arredamento di lusso è il sogno di tantissime persone. Per riuscire in questo obiettivo, è necessario che si seguano quelle che sono le nuove tendenze nell’ambito dell’interior design.

Il concetto che è alla base di un arredamento di lusso sta soprattutto nel fatto che questi elementi riescano a fare la differenza, dato che sono di altissima qualità.

Un arredo luxury infatti, deve tener conto di materiali di pregio, come i legni più particolari e resistenti, le pietre naturali. La scelta dei materiali di qualità è la base da cui partire che però va sintetizzata anche con scelte di tendenza, che non possono essere messe assolutamente in secondo piano.

Gli aspetti fondamentali dell’ arredamento di lusso

Un arredamento luxury è composto da accessori di alto prestigio spesso realizzati a mano da artigiani che conoscono bene questo settore. Si tratta di elementi in grado di soddisfare diversi tipi di esigenze.

Per realizzare tale tipo di arredi bisogna scegliere elementi ben precisi, soprattutto lavorati e tagliati con una precisione estrema, e adoperare creatività ed ingegno.

Un’altra cosa importante è che ogni aspetto e ogni mobile scelto venga percepito da chi lo osserva come una vera e propria opera d’arte. Scegliere per la propria casa un arredamento di lusso significa dare anche eccentricità all’ambiente.

Altre idee per un arredamento di lusso

Un ulteriore dettaglio che vale la pena prendere in considerazione è quello di abbellire lo spazio con le boiserie.

Si tratta di una tecnica decorativa per le mura con una copertura fatta di pannelli che possono essere in metallo, in ceramica e in legno magari pantografati, intarsiati, incisi o anche lisci.

Si tratta di un elemento che da sempre rispecchia l’alta borghesia. In più, è importantissimo anche puntare su un particolari effetti nei colori e nei materiali che, fusi insieme, devono dare un tocco di classe ad un intero ambiente.