PNNR e altre novità: come cambia l’agricoltura italiana

Questi anni sono cruciali per la definizione e attuazione delle politiche a favore del sistema agroalimentare, come la nuova Politica agricola comunitaria 2023-2027 e gli interventi dedicati del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Gli orientamenti che hanno ispirato queste politiche sono stati definiti dal Green Deal, il “patto verde europeo” proposto dalla Commissione Europea per raggiungere la neutralità climatica entro 2050 attraverso politiche in materia di clima, biodiversità, innovazione, sostenibilità ed economia circolare. In particolare discendono dalle strategie Farm to Fork e Biodiversity varate nella primavera del 2020. Nel PNRR, approvato nel 2021 una gran parte degli investimenti è dedicata alla energie rinnovabili (agrisolare, biogas), all’innovazione e meccanizzazione ed ai contratti di filiera in chiave di sostenibilità ambientale. La stessa nuova PAC 2023-2027 si articola su 9 obiettivi, dei quali tre di impronta economica (garantire un reddito equo agli agricoltori; aumentare la competitività; migliorare la posizione degli agricoltori nella filiera alimentare) ma gli incentrati su aspetti ambientali e sociali (agire per contrastare i cambiamenti climatici, tutelare l’ambiente, salvaguardare il paesaggio e la biodiversità, sostenere il ricambio generazionale, sviluppare aree rurali dinamiche, proteggere la qualità dell’alimentazione e della salute) oltre alla promozione della conoscenza e dell’innovazione.

La PAC 2023-2027 darà quindi ampio spazio, anche finanziario, alla cosiddetta “architettura verde”, che accanto alla condizionalità rafforzata, si declina nel Piano strategico nazionale presentato nel dicembre 2021 nei 5 eco-schemi del I pilastro e nelle misure agro-climatico-ambientali del II pilastro. Sono alcune delle evidenze illustrate nel report “Una nuova prospettiva per l’agroalimentare dell’Emilia-Romagna”, analisi che ha approfondito gli scenari futuri del settore anche alla luce del recente conflitto ucraino, presentato da Nomisma a Bologna con la partecipazione di primari partner.

Gli aspetti che ostacolano la ripresa

“Questo articolato impianto normativo e di intervento deve misurarsi con i mutevoli scenari internazionali e due fattori in particolare che vanificano la ripresa: il post pandemia e il conflitto russo-ucraino” ha commentato Ersilia Di Tullio, senior project manager di Nomisma. La ripresa del PIL, che nel 2021 aveva registrato in Italia un incoraggiante +6,6% rispetto al 2020 (annus horribilis, segnato da un drammatico -8,9%), sconta l’impatto della guerra e si ridimensiona rispetto alle iniziali previsioni del Fondo Monetario internazionale, scendendo a + 2,3% nel 2022 (e a +1,9% secondo Confindustria).  Un destino comune a tutti gli altri Paesi presi in esame (Francia, Germania, Regno Unito, Stati Uniti e Cina), a cui si affianca un medesimo destino anche per il trend del commercio mondiale che rallenta dal +9,8% del 2021 al +3% del 2022.

L’aumento dei prezzi e la scarsità delle materie prime

L’emergenza pandemica e la guerra in Ucraina esasperano inoltre il trend rialzista dei prezzi di input energetici, produttivi e dei trasporti. A fronte di una crescita a doppia e tripla cifra da dicembre 2019 allo stesso mese del 2021, nei primi 4 mesi del 2022 le quotazioni continuano a salire. Emerge, inoltre, con forza la dipendenza per gli approvvigionamenti (soprattutto energetici) dai paesi coinvolti nel conflitto e “le imprese risentono sensibilmente della crescita dei costi e delle difficoltà di approvvigionamento” ha sottolineato Ersilia Di Tullio. Anche i prezzi delle materie prime agricole, già in rapida ascesa nel 2020 e 2021, segnano ulteriori rilevanti incrementi da dicembre 2021 ad aprile 2022.