L’Europa va al voto: perchè è allarme declassamento sociale?

Sono 359 milioni gli elettori che a giugno 2024 andranno al voto per il rinnovo del Parlamento europeo. Ma quale Europa, e che Italia, si recherà alle urne?
Nel corso degli ultimi anni l’Unione europea ha conosciuto un progressivo ridimensionamento del proprio peso demografico ed economico (quindi politico) sul piano internazionale.

Se quindici anni fa all’Unione a 27 Stati era riferibile una quota del Pil del mondo pari al 17,7% del totale, oggi la percentuale si è ridotta al 14,5%, a vantaggio soprattutto dei Paesi asiatici. Secondo il report ‘Lo stato dell’Unione. Geografia sociale dell’Europa al voto’ del Censis, oggi un terzo dei cittadini europei si sente minacciato dal declassamento sociale.

Oggi peggio di ieri

Con la crisi del 2008 è cominciato il lungo ciclo del declassamento storico e sociale europeo. Molti cittadini si sono persi nelle pieghe della deindustrializzazione di tanti territori, di cui 4 su 10 sono italiani (39,1%). Sono poi 75 le regioni e le province dei Paesi in cui si è verificata una variazione negativa del reddito disponibile netto pro-capite, e 151 milioni di cittadini (34% della popolazione europea, 121 milioni di elettori) hanno subito una flessione del tenore di vita familiare.

I dati più preoccupanti riguardano l’Attica in Grecia (-35,6% reddito pro-capite vs 2007), ma questo avviene anche in alcune regioni italiane (Lazio,-16,0%, Umbria -14,7%, Provincia autonoma di Trento -14,6%) Toscana -14,6%). 

Persistenti disuguaglianze interne agli Stati

In quindici anni si sono accentuate forti disomogeneità sociali nei diversi contesti territoriali all’interno dei singoli Stati, che possono minare la coesione delle comunità nazionali. Ad esempio, in Irlanda si osserva l’oscillazione vertiginosa tra i 36.556 euro di Pil pro-capite del Northern and Western (-55,4% vs media nazionale) e i 99.750 euro del Southern (+21,8%).
La regione irlandese con il Pil pro-capite più alto dell’Unione registra un valore pari a 7 volte quello della regione bulgara con il valore più basso della Ue.

In Italia si oscilla dal valore minimo del Pil pro-capite della Calabria (-40,9% vs dato medio nazionale) al valore massimo di Bolzano (+65,4%), e sono 6 le regioni italiane in cui ancora si misura un Pil pro-capite, a parità di potere d’acquisto, inferiore alla soglia del 75% del valore medio europeo (Calabria, Sicilia, Campania, Puglia, Sardegna, Molise).

Allarme astensionismo

Il tasso di astensionismo alle ultime elezioni europee del 2019 si è attestato al 49,3% nella media dell’Unione. (Italia 45,5%).
In Italia la tendenza all’astensionismo elettorale, intensa e prolungata nel tempo, mostra dati più allarmanti alle votazioni europee (45,5% astenuti nel 2019) rispetto alle elezioni politiche (36,1% astenuti nel 2022). D’altronde, oggi solo il 49% degli italiani ha fiducia nel Parlamento europeo, il 46% nella Commissione europea.

Il declassamento storico e sociale che ha investito l’Europa a partire dal 2008 si manifesta nel malessere dei perdenti e nella percezione di aver perso posizioni sul terreno del proprio benessere. E può insidiare gli stessi meccanismi di funzionamento delle democrazie liberali.