Rc auto: rincari per oltre 765.000 automobilisti 

Le tariffe Rc auto continuano a crescere, con effetti negativi anche sugli automobilisti virtuosi. Secondo i dati dell’Osservatorio di Facile.it, a dicembre 2023 per assicurare un veicolo a quattro ruote in Italia occorrevano, in media, 618,55 euro, vale a dire il 35% in più rispetto a dodici mesi prima.

Va ancora peggio agli oltre 765.000 automobilisti italiani che a causa di un sinistro con colpa dichiarato nel 2023 quest’anno vedranno peggiorare la propria classe di merito, con relativo aumento del costo dell’Rc.
“L’inflazione, che nel nostro Paese rimane ancora su livelli elevati, gioca un ruolo chiave sia sul costo di riparazione delle auto sia sul costo medio dei sinistri, fattori che inevitabilmente pesano sull’aumento delle tariffe”, spiega Andrea Ghizzoni, Managing Director Insurance di Facile.it.

In calo gli automobilisti colposi

Dall’analisi del comparatore, realizzata su un campione di oltre 800.000 preventivi raccolti su Facile.it tra novembre e dicembre 2023, emerge però che la quota di guidatori colpiti dai rincari a causa di un sinistro con colpa rispetto allo scorso anno è in calo del 7%.
E se a livello nazionale la percentuale di automobilisti che nel 2023 hanno dichiarato un sinistro con colpa è pari al 2,33%, guardando al campione su base regionale emergono differenze significative.

In Toscana, Liguria, Sardegna più sinistri con colpa

Scorrendo la graduatoria delle aree in cui si è registrato percentualmente il maggior numero di denunce di incidenti con colpa, al primo posto si posiziona la Toscana, dove il 3,02% degli automobilisti vedrà quest’anno aumentare il premio dell’Rc auto.

Seguono i guidatori di Liguria (2,89%) e Sardegna (2,76%). Le percentuali più basse, invece, sono state rilevate in Trentino-Alto Adige (1,57%), Basilicata (1,78%) e Friuli-Venezia Giulia (1,82%).
Se si limita l’analisi alle province italiane, Biella (4,28%) è quella con la maggiore percentuale di sinistri con colpa denunciati, davanti a Massa-Carrara (4,27%) e Cagliari (3,58%). Belluno e Vibo Valentia quelle invece con meno ricorsi alle assicurazioni (entrambe 1,15%), seguite da Pordenone (1,36%).

Identikit di chi vedrà peggiorare la classe di merito

Fra gli uomini la percentuale di chi ha dichiarato un sinistro con colpa è pari al 2,16%, valore più basso rispetto a quello rilevato tra le donne (2,62%).
Quanto al profilo anagrafico, gli automobilisti appartenenti alla fascia 35-44 anni e 19-21 anni sono quelli che hanno denunciato il minor numero di incidenti con colpa. Tra loro, la percentuale di chi vedrà peggiorare la propria classe di merito è pari rispettivamente solo all’1,98 e all’1,99%.

I 25-34enni sono invece il 2,15%, e gli over 65 hanno registrato la percentuale più alta (2,80%).
Gli agenti di commercio sono poi risultati coloro che in percentuale hanno dichiarato con più frequenza un sinistro con colpa (3,55%), e che quindi vedranno aumentare il premio Rc auto. Seguono i pensionati (2,83%) e i liberi professionisti (2,66%).

Economia: perchè gli italiani temono il 2024?

Il 2023 volge al termine: Ipsos ha chiesto agli italiani se dal punto di vista economico temono l’arrivo del nuovo anno. E oltre la metà degli intervistati (56%) dichiara di temere il 2024. Soltanto il 35% afferma di guardare al nuovo anno con serenità, e il 9% non si esprime.

I sondaggi politici Ipsos vengono presentati durante la trasmissione DiMartedì. In particolare, hanno indagato le opinioni delle italiane e degli italiani rispetto ai provvedimenti presenti nella manovra finanziaria del Governo, le pensioni, la decisione presa dal ministro della cultura Gennaro Sangiuliano contro la trasmissione televisiva ‘Un giorno da pecora’, la condizione economica in vista del nuovo anno, e ‘l’episodio’ accaduto durante la Prima della Scala.

“Il Governo vuole fare cassa sui pensionati”

Dal sondaggio emerge come la maggioranza delle persone intervistate (57%) condivide l’opinione che ‘Il Governo vuole fare cassa sui pensionati’, al contrario, una quota minore (29%) ritiene che ‘Il Governo stia dalla parte dei pensionati’. Il 14% non si esprime al riguardo.

Quanto alla decisione presa dal ministro Sangiuliano di diffidare la trasmissione satirica ‘Un giorno da pecora’ dal prenderlo in giro, la maggioranza degli intervistati (63%) dichiara di non essere d’accordo, sostenendo che la satira va lasciata libera di scherzare su tutti.
È soltanto il 22% a essere favorevole alla decisione presa dal ministro, e credere che i ministri vadano rispettati anche dalla satira. Il 15% non ha un’opinione al riguardo.

Viva l’Italia antifascista, il grido durante la Prima della Scala

I sondaggi politici Ipsos hanno indagato anche le opinioni in merito all’episodio accaduto durante la Prima della Scala, quando una persona presente tra il pubblico ha gridato ‘Viva l’Italia antifascista’.

L’identificazione da parte della Digos dello spettatore è stata giudicata come un ‘brutto segnale’ dalla metà degli italiani. Il 39%, invece, sostiene sia stato un normale controllo e l’11% non si esprime al riguardo.

La maggioranza è salda, ma più per mancanza di alternative 

La maggioranza di governo è salda, ma più per mancanza di alternative che per un reale apprezzamento della popolazione nei suoi confronti.
Secondo Ipsos, infatti, gran parte degli italiani, il 53%, pensa che la politica economica del Governo sia stata inefficace. Solo il 37% sostiene il contrario, mentre il 10% non si esprime.

Del resto, a causa dell’inflazione e del rallentamento della crescita sono ben pochi, il 17%, quelli che affermano che grazie all’esecutivo le condizioni di vita personali sono migliorate.
Ben il 69% risponde seccamente di no. Anche qui non sono pochissimi quelli che non si esprimono o sono indecisi, il 14%.

Cyberattacchi basati sull’AI: un fenomeno in evoluzione

Sono due i report di Sophos X-Ops dedicati all’utilizzo dell’Intelligenza artificiale da parte del cybercrimine. Il primo, The Dark Side of AI: Large-Scale Scam Campaigns Made Possible by Generative AI, dimostra come nel futuro potranno essere sfruttate tecnologie come ChatGPT per perpetrare frodi su vasta scala e a fronte di competenze tecniche minime.
Il secondo, Cybercriminals Can’t Agree on GPTs, rileva come nonostante le potenzialità dell’AI, alcuni cybercriminali siano ancora lontani dall’adozione degli LLM (Large Language Model) come ChatGPT, rimanendo scettici e perfino preoccupati circa il ricorso alla AI per gli  attacchi.

Integrazione dell’AI generativa nelle truffe “classiche”

È prevedibile che i criminali sfruttino le nuove tecnologie per automatizzare le loro attività. Se le email di spam sono state un passo avanti importante nella tecnologia al servizio delle truffe l’AI è destinata a fare lo stesso.
Se esistesse una tecnologia AI in grado di creare minacce automatizzate complete, prima verrebbe utilizzata.

“Abbiamo già assistito all’integrazione di elementi di AI generativa nelle truffe classiche, come testi o fotografie prodotti da AI, per adescare vittime – dichiara Ben Gelman, senior data scientist di Sophos -. Tuttavia, creando un sistema per la generazione di siti fraudolenti su vasta scala ben più avanzato dei tool attualmente impiegati dai criminali, abbiamo la particolare opportunità di analizzare la minaccia, e prepararci ad affrontarla prima che possa proliferare”.

GPT, opinioni discordi tra i cybercriminali

Sebbene il ricorso alla AI da parte dei cybercriminali sia solo all’inizio all’interno del dark web si discute sulle potenzialità di questa tecnologia ai fini del social engineering.
Sophos X-Ops ha già verificato l’impiego di AI nelle criptotruffe, scoprendo che la maggioranza dei post riguardava la vendita di account ChatGPT compromessi, e dei cosiddetti ‘jailbreak’, sistemi che permettono di aggirare le protezioni integrate negli LLM in modo da poterli sfruttare per obiettivi illeciti.

Sono stati anche trovati dieci derivati da ChatGPT che possono essere usati per lanciare cyberattacchi e sviluppare malware.
Le reazioni di fronte a questi tool e altre applicazioni illecite degli LLM non sono però univoche. Molti criminali temono addirittura che gli autori di queste imitazioni di ChatGPT stiano tentando di truffarli.

Più scetticismo che entusiasmo

In due dei quattro forum del dark web analizzato a fronte di solo 100 post dedicati all’AI ben 1.000 erano sul tema criptovalute.
“Alcuni cybercriminali hanno provato a creare malware o tool di attacco mediante LLM, ma i risultati sono stati alquanto rudimentali e spesso accolti con scetticismo dagli altri utenti – aggiunge Christopher Budd, director, X-Ops research Sophos -. In un caso, un cybercriminale deciso a dimostrare le potenzialità di ChatGPT ha rivelato inavvertitamente informazioni significative sulla sua reale identità. Abbiamo persino trovato numerosi articoli d’opinione relativi ai possibili effetti negativi dell’AI sulla società e alle implicazioni etiche del suo utilizzo. In altre parole, almeno per ora, pare che i dibattiti sugli LLM in corso tra cybercriminali siano gli stessi di chiunque altro”. 

Immobili: frena la compravendita, la domanda si sposta sugli affitti

A quanto emerge dal 3° Osservatorio sul Mercato Immobiliare 2023 di Nomisma, che ha analizzato le performance immobiliari dei principali 13 mercati italiani, nel 2023 il 7,3% della domanda si è spostata dall’acquisto all’affitto, accentuando la pressione su un comparto già saturo.
In generale, l’erosione del potere di acquisto delle famiglie, associata alle difficoltà di accesso al credito, ha penalizzato le prospettive del comparto immobiliare.

Nel corso dell’anno a ridursi non è stato tanto l’interesse della domanda potenziale, che in Italia si mantiene su livelli elevati, ma le difficoltà riscontrate dalle famiglie a finalizzare l’acquisto di un’abitazione hanno fatto crescere l’interesse per il mercato degli affitti

Compravendite residenziali: -12,5%

“L’improvvisa carenza di ossigeno al mercato immobiliare italiano è dovuta alla mancata indicizzazione dei redditi e dalle accresciute difficoltà di accesso al credito derivante dall’impennata del costo del denaro – si legge nel rapporto -. Politiche creditizie più prudenti unitamente alla frenata della domanda si ripercuotono sui volumi di mutui erogati, che registrano un arretramento del -29% nell’anno in corso, con una conseguente diminuzione delle compravendite nell’ordine del -13%”. 

Considerando le compravendite residenziali, se nel 2022 si era registrato un rallentamento della crescita (+4,7% annuo), la flessione tendenziale semestrale (primo semestre 2023/primo semestre 2022) si è attestata al -12,5% per un totale di 50mila scambi in meno. 

I valori di acquisto si confermano rigidi

La risposta dei valori immobiliari alle condizioni di contesto è stata, ancora una volta, improntata alla rigidità. 
Nel secondo semestre 2023 la variazione semestrale dei prezzi si è attestata tra l’estremo inferiore delle abitazioni in ottimo stato di Cagliari (-1,3%) e quello superiore rappresentato da Milano (+1,3%).

In generale, nella media dei principali mercati italiani, sono le abitazioni in ottimo stato a far segnare una variazione negativa di modesta entità (-0,1% su base semestrale), mentre si arresta la crescita dei prezzi di abitazioni in buono stato (+0,5%). 
Nel secondo semestre 2923 il parziale spostamento di interesse verso il mercato degli affitti ha portato a una vera e propria ascesa dei canoni (+2,1%), con incrementi compresi tra il 3-4% di Milano, Firenze e Torino fino al +5% di Bologna.

Un settore fortemente ridimensionato

Negli ultimi 10 anni il trend dei tempi medi di vendita è stato discendente, ma l’attuale congiuntura mette in luce un’attenuazione della flessione, consolidando i livelli raggiunti nel primo semestre 2023.
A tale tendenza fanno eccezione Bologna, Milano e Roma, nelle quali l’inversione di rotta, ovvero, l’allungamento dei tempi di vendita, appare più netto. Nei maggiori mercati sono necessari meno di 5 mesi per concludere una trattativa, e considerando il segmento della locazione, la forbice varia dal mese e mezzo a poco più di due mesi. 

Insomma, il settore immobiliare italiano chiuderà il 2023 fortemente ridimensionato rispetto all’esuberanza del biennio precedente. E se per il segmento abitativo si prevede il protrarsi della debolezza anche per il 2024, sul versante corporate le condizioni per il rilancio potrebbero essere prossime.

Ristorazione commerciale: Italia seconda in Europa  

Nel corso dell’Aigrim Day 2023, l’appuntamento che riunisce le imprese che effettuano attività di ristorazione nei centri commerciali, nelle aree di servizio autostradali, negli aeroporti e nelle stazioni, sono stati presentati i dati del primo Osservatorio sulla Ristorazione nei Centri Commerciali, realizzato da Deloitte e nato dall’iniziativa di Aigrim e Cncc. 
L’obiettivo è analizzare, su base continuativa, i diversi indicatori di prestazione per fornire elementi utili a definire direttive strategiche, e azioni di miglioramento delle performance del comparto.

Di fatto, nel 2022 il settore si è attestato su un valore di 2.626 miliardi di euro a livello globale, con un tasso di crescita annuo (Cagr) del +4,5%. L’Italia rappresenta il secondo paese nel mercato europeo.
Europa e Paesi asiatici sono le aree che cresceranno maggiormente fino al 2027, rispettivamente del +2,8% e +6,4%. 

Un settore in forte crescita

A livello nazionale il settore della ristorazione è in forte crescita, soprattutto nei centri commerciali, nei quali mostra una crescente rilevanza sul fatturato complessivo (pari al 6%), con un volume d’affari stimato nel 2022 a 4,9 miliardi di euro.
L’incidenza nelle vendite relative alla ristorazione all’interno dei centri commerciali passa dal 9% del 2022 all’11% nel primo semestre 2023.

Il primo semestre del 2023 mostra poi un trend fortemente positivo per il comparto dei centri commerciali, trainato dalla ristorazione (+9,1% vs 2019 e +25,1% vs 2022).
Negli ultimi mesi del 2023 in Italia anche la spesa delle famiglie per i consumi alimentari fuori casa mostra un trend migliorativo, dimostrandosi resiliente al contesto esterno, a differenza di altre categorie merceologiche.

Il mercato torna ai livelli pre-pandemici

“I dati dell’Osservatorio Aigrim-Cncc realizzato da Deloitte confermano ancora una volta quanto il comparto della ristorazione, inserito nella filiera agroalimentare e turistica allargata, sia strategico e di fondamentale importanza per il Paese, con un’incidenza della filiera sul Pil attestata intorno al 20% – commenta il presidente di Aigrim, Cristian Biasoni -. Dopo le forti difficoltà del periodo pandemico, il comparto è tornato al valore precedente al 2020, riassestando la traiettoria di crescita. Per il 2024 gli operatori del settore sono fiduciosi, l’anno appena trascorso è stato molto positivo, e lo sarà anche il 2024”.

Si può fare di più in termini di welfare

Il comparto della ristorazione genera un ricavo medio per metro quadrato annuale pari a 6,3mila euro/m2, con un valore negli ultimi 12 mesi che registra una crescita a doppia cifra rispetto al 2022 (+20%). A livello geografico ila crescita è principalmente trainata dal Nord Est (+32%).

“In questo clima di fiducia e crescita, serve mettere al centro le persone. Il lavoro della ristorazione è impegnativo e spesso si svolge in contesti non facili, ma si può fare tanto in termini di welfare – aggiunge Biasoni -. Il problema delle persone in questo comparto esiste, e serve l’impegno di tutti gli interlocutori, istituzioni comprese”.

Scuola: in aumento ansia e stress, e c’è meno rispetto per gli insegnanti

Oggi a scuola gli studenti italiani sono meno attenti in classe e interagiscono meno con i compagni. Al contempo, aumentano ansia, indolenza, noia, e comportamenti aggressivi.
La maggioranza dei docenti identifica nei comportamenti degli alunni il principale rischio connesso alla propria professione, con il tema della sorveglianza e supervisione degli studenti divenuto fonte di crescente preoccupazione tra gli insegnanti.

Insomma, da un’indagine condotta da Nomisma emerge un quadro preoccupante. L’obiettivo della ricerca è quello di fotografare i comportamenti degli studenti nel nuovo contesto sociale post pandemico, per individuare le priorità e le preoccupazioni degli insegnanti che stanno affrontando il nuovo anno scolastico. 

Attenzione e interazione diminuiscono drammaticamente

Secondo la maggioranza dei docenti l’attenzione in classe (78% degli intervistati) e l’interazione tra gli alunni (29%) sono drammaticamente diminuite.
Ma i dati più preoccupanti riguardano ansia e stress, rilevati in deciso aumento dall’81% dei docenti intervistati, e identificati come situazioni che iniziano a manifestarsi tra gli studenti già a partire dalla scuola primaria.

Nel complesso, poi, 3 insegnanti su 4 hanno notato un aumento sia dei comportamenti aggressivi sia di indolenza e noia tra gli alunni. 
Va però sottolineato come 1 docente su 2 abbia notato tra i ragazzi anche maggiore rispetto delle diversità e più inclusione, e in 1 caso su 5, anche un maggior impegno civico.

Per i docenti il comportamento degli alunni è un rischio connesso alla professione

Dalla ricerca risulta come il 71% dei docenti identifichi nei comportamenti degli alunni uno tra i principali rischi connessi alla propria professione. Un rischio acuito spesso dalla mancanza di risorse e supporto da parte dell’istituzione scolastica (47%).

E se soltanto 1 docente su 4 dichiara che in classe e a scuola gli alunni rispettano le regole di comportamento, inevitabilmente risulta molto sentito il tema della sorveglianza e supervisione degli alunni, considerato fonte di preoccupazione dal 41% degli insegnanti.
Questo, per il 42% degli intervistati, determina tra i docenti forti momenti di stress, fenomeni di burn-out ed esaurimento. 

Un problema di riconoscimento dell’autorevolezza

In questo contesto, caratterizzato da un problema di riconoscimento dell’autorevolezza della figura dell’insegnante, soprattutto tra gli studenti delle scuole secondarie superiori, la ricerca realizzata da Nomisma ha permesso di verificare la conoscenza del tema della ‘culpa in vigilando’, ovvero il rischio percepito e la conoscenza delle conseguenze non solo disciplinari, ma anche civili, penali e amministrative a cui il docente va incontro in caso di omessa vigilanza. 
Di fatto, un terzo dei docenti ammette una scarsa conoscenza dell’argomento, percentuale che aumenta in modo significativo tra i docenti con minore esperienza lavorativa.
Relativamente alle conseguenze, sono complessivamente sottovalutate rispetto a tutti i gradi di responsabilità: solo il 7% è a conoscenza del coinvolgimento del Ministero dell’Istruzione e solo il 16% sa che un docente accusato di omessa vigilanza deve rispondere anche alla Corte dei Conti.

Google Meet: pelle più liscia e denti più bianchi durante le videochiamate

Una novità annunciata il 18 ottobre durante l’aggiornamento di Google Workspace. Google sta introducendo nuove funzionalità ‘estetiche’ a Meet, la sua app di videoconferenza. Si tratta di possibilità molto richieste dagli utenti, quelle di poter applicare effetti di abbellimento e ritocco del volto durante le videochiamate.

Attualmente le funzionalità sono in fase di implementazione solo sulla piattaforma per dispositivi mobili Android e iOS degli utenti che adottano le nuove funzioni della app in versione beta. L’accesso esteso agli altri account è programmato per il 28 ottobre, mentre entro la fine del 2023 la funzione di ritocco verrà introdotta anche su Meet per il web.

Levigatura della pelle, schiarimento delle occhiaie e sbiancamento dei denti

Al momento sono due le modalità ritratto disponibili e che consentono di apportare diverse correzioni estetiche, in particolare, levigatura della pelle, schiarimento delle occhiaie e sbiancamento dei denti.

La prima è la modalità Discreta, che come suggerisce il nome offre correzioni ‘leggere’. La seconda, invece, è la modalità Levigatura, ed è un po’ più incisiva nelle migliorie apportate all’aspetto.
Indipendentemente dalla modalità scelta, Google sostiene che gli utenti potranno apportare ‘leggere correzioni all’aspetto’ fisico in tempo reale, e aggiunge che la funzione di ritocco non è stata progettata per apportare modifiche sostanziali.

Il ritocco sarà disponibile solo per utenti con account premium o business

Il ritocco risulterà comunque disattivato per impostazione predefinita, e potrà quindi essere attivato nelle impostazioni di Google Meet.

La funzione sarà però disponibile solo per gli utenti con account Google premium, tra cui Business Standard, Business Plus, Enterprise Essentials, Education Plus, Google One e Google Workspace Individual. 
Gli utenti con un account Google personale non avranno quindi accesso a questa funzione.

La concorrenza applica addirittura il trucco virtuale

Nonostante l’ampia diffusione di filtri ed effetti di levigatura del viso su altre app legate ai video, come TikTok e Instagram, è sorprendente che Google ci abbia messo così tanto tempo per introdurre strumenti simili su Meet. 
Al contrario, app concorrenti di videoconferenza come Microsoft Teams e Zoom offrono già una varietà di funzionalità di ‘miglioramento’, che non si limitano a sfocare la pelle degli utenti, ma applicano addirittura effetti di trucco virtuale, riporta Adnkronos.

In ogni caso,  riferisce DayFRitalian, gli utenti di Meet potranno visualizzare le modifiche prima di avviare una chiamata per vedere se gli piace il loro aspetto. Sarà comunque possibile attivare la funzione durante una chiamata: per farlo, premere i tre punti nell’angolo in basso a destra dello schermo e selezionare Impostazioni. Da lì, scorrere semplicemente verso il basso e abilitare l’opzione Ritratto modificato nella sezione Video.

Identità digitale e PA: accesso ai servizi ancora poco utilizzato 

La conferma arriva dai risultati di una ricerca condotta da Ipsos sull’uso dell’identità digitale per l’accesso ai servizi della PA nelle diverse generazioni: nonostante gli sforzi per rendere i servizi pubblici accessibili online l’inefficienza nell’utilizzo delle tecnologie ha reso vani gli investimenti realizzati.
All’interno di un Paese sempre più vecchio, dove oltre il 50% dei cittadini non possiede competenze digitali di base, la digitalizzazione della PA incontra infatti numerose difficoltà.

Tra le sfide principali, il divario tra la disponibilità dei servizi online attivabili con l’identità digitale e l’effettivo utilizzo di tali servizi. Ma l’esperienza di accesso può essere migliorata, indipendentemente dalle generazioni coinvolte

Sostenere lo sviluppo dell’alfabetizzazione digitale

L’Italia si sta impegnando per migliorare l’infrastruttura tecnologica digitale, rendendola più semplice, sicura e soddisfacente per tutti. Tuttavia, non va trascurato anche lo sviluppo dell’alfabetizzazione digitale.

Scarsa competenza digitale e limitata soddisfazione dei servizi possono creare disparità, soprattutto per le fasce di popolazione più adulte in termini di accesso al welfare e altri servizi pubblici. La tecnologia e il fattore umano devono, quindi, progredire di pari passo. Solo così potremo accorciare le distanze e garantire un accesso equo ed efficace ai servizi pubblici.
Non a caso il PNRR prevede di destinare parte dei fondi della Missione 1 all’abilitazione della popolazione all’uso delle tecnologie.

Welfare, Fiscalità, Mobilità i più utilizzati

Nell’ultimo anno, l’identità digitale è stata utilizzata in media in tre ambiti di servizi online della PA, sfruttando solo parzialmente le molteplici possibilità offerte. In cima alla classifica quelli di Welfare, con il 72% degli utenti che vi fa ricorso (Boomers 77%).
Seguono i servizi della Fiscalità, usati dal 61% degli utenti e rilevanti per tutte le generazioni a eccezione della GenZ, e i servizi di Mobilità (47%), più usati proprio dalla GenZ (65%) e meno dai Boomers (38%).

Valutando l’esperienza complessiva, solo il 18% però si dichiara completamente soddisfatto, senza distinzioni tra le generazioni, e il livello di soddisfazione non varia neppure in base allo strumento digitale utilizzato.
Emergono difficoltà nel completare le operazioni online, e in un terzo dei casi (29%), è necessario recarsi di persona presso l’ufficio competente (Boomers, 34%).

SPID, Cie o tessera sanitaria?

Considerando gli strumenti digitali utilizzati, lo SPID garantisce maggiormente il completamento online delle pratiche (74%), mentre con la carta d’identità nazionale e la tessera sanitaria si è maggiormente costretti a ricorrere all’ufficio competente per evadere la richiesta.

In conclusione, l’utilizzo dell’identità digitale nei servizi online della PA è ancora limitato, soprattutto tra i Boomers, e la soddisfazione nell’utilizzo di tali servizi è contenuta.
È quindi necessario migliorare l’esperienza degli utenti, semplificando i processi di accesso e garantendo l’efficacia degli strumenti digitali utilizzati. Ma è soprattutto fondamentale promuovere un’alfabetizzazione digitale trasversale alle generazioni.

Consumi: si spende sempre di più, e si torna nei negozi fisici

Aumenta la spesa per la maggior parte dei comparti Non Food: complice l’inflazione il settore supera il giro d’affari realizzato nel pre-pandemia. Lo rileva l’edizione 2023 dell’Osservatorio Non Food di GS1 Italy, che raccoglie le evoluzioni di 13 comparti non alimentari ed evidenzia una crescita del +4,3% del giro d’affari, arrivato nel 2022 a 109,3 miliardi di euro. Ma se il tasso di crescita resta inferiore a quello registrato nel 2021 (+12,0%) la tendenza positiva nel medio periodo (2018-2022) registra un aumento a valore pari a +6,0%. Si conferma, quindi, l’uscita dalla crisi pandemica, ma la ripresa rallenta a causa delle pesanti dinamiche inflattive, che impongono ai consumatori un potere d’acquisto ridotto dall’aumento generalizzato dei prezzi.ù

Il fattore convenienza

In risposta alla morsa del carovita, sulla scelta del punto vendita dove fare gli acquisti non alimentari un ruolo di crescente importanza è giocato dal fattore convenienza, che spinge gli italiani ad approfittare di offerte e promozioni, soprattutto presso le grandi superfici specializzate, le grandi superfici alimentari e l’e-commerce. Ma i consumatori cercano anche canali più ‘economici’, come i factory outlet, i discount o i mercatoni.
Questa attenzione al risparmio comporta anche la monetizzazione dell’usato (in particolare, tramite le piattaforme web), la riscoperta del fai da te e l’adesione ai diversi bonus e agevolazioni fiscali, come quelli destinati all’ambiente domestico.

L’andamento dei comparti

Anche nel 2022 i consumi totali delle famiglie mostrano una dinamica espansiva: +13,4%, pari a 1.166 miliardi di euro. Positivo anche il trend relativo ai soli consumi non alimentari, che incidono per il 15,7% su quelli complessivi, e in un anno aumentano del +13,8%. Con oltre 22 miliardi di euro annui di sell-out, l’elettronica di consumo mantiene la leadership tra i 13 comparti analizzati, pur avendo registrato un calo di -1,5% del fatturato a valori correnti rispetto al 2021. Contrazione del giro d’affari anche per casalinghi (-4,0%), giocattoli (-2,4%) ed edutainment (-1,1%). Vendite in robusta crescita, invece, per il secondo comparto a valore, abbigliamento e calzature (+9,2%, 21,8 miliardi di euro), seguito dal tessile, (+7,3%), e articoli per lo sport (+4,5%).

Il ruolo dei bonus 

Il 2022 conferma poi la ripresa della cancelleria (+6,0%) e registra il boom dei prodotti di automedicazione, leader per tasso di crescita del giro d’affari (+11,5%).
La maggior attenzione ai consumi legati alla salute e al benessere traina anche la ripresa della spesa nei comparti profumeria (+6,5%) e ottica (+5,6%), che beneficia anche del bonus vista.
L’effetto dei bonus statali si fa sentire anche in altri comparti, a partire da mobili e arredamento, terzo settore per entità del giro d’affari generato, che chiude il 2022 con vendite in crescita di +4,6%, superando i livelli di fatturato del 2019.
Gli incentivi dedicati agli ambienti domestici sostengono anche la crescita del bricolage (+6,6%), trainato anche dalla maggior propensione dei consumatori al fai-da-te, scelto in un’ottica di risparmio e personalizzazione.

Noleggio auto a lungo termine: un trend positivo inarrestabile  

Il 2022 per il settore del noleggio auto è stato particolarmente positivo. Secondo i dati di Aniasa, l’Associazione nazionale industria dell’autonoleggio, della sharing mobility e dell’automotive digital, il noleggio auto ha immatricolato circa 365mila vetture, con una quota complessiva di quasi il 28%. E nel primo semestre 2023 ha raggiunto una quota del 33% del totale dei veicoli nuovi messi su strada in Italia, immatricolando oltre 308mila vetture da gennaio a giugno, con una crescita del 47%. La crescita del settore è una tendenza che sembra inarrestabile, e che sta proseguendo anche quest’anno, confermando l’apprezzamento da parte di aziende, professionisti e privati, nonché il ruolo chiave ricoperto nella mobilità sostenibile.

Aumentano i privati che lo scelgono a lungo termine

A trainare il mercato è il noleggio auto a lungo termine (oltre 302mila vetture immatricolate nel 2022, +19%), una formula sempre più gettonata come alternativa all’acquisto dell’auto, e che ha raggiunto a livello nazionale una flotta di 1 milione e 197 mila veicoli. Con quasi 1 veicolo su 3 immatricolato per il noleggio a lungo termine, la locazione è una modalità sempre più gradita non solo dalle imprese ma anche dai privati, che oggi usano 163mila veicoli noleggiati con questa modalità (circa il 14% del totale dei mezzi a nolo circolanti in Italia).

Le ragioni del successo

I motivi di questo trend sono molteplici. Oltre alla possibilità di pagare un canone mensile a prezzo fisso per tutta la durata del contratto (da 12 o 24 mesi a 60 o 72 mesi a seconda della compagnia), c’è la convenienza della formula tutto compreso. Nel canone sono infatti incluse le principali spese da sostenere, come immatricolazione del veicolo, assicurazione e manutenzione ordinaria e straordinaria.
Nella maggior parte dei contratti sono compresi anche altri servizi utili, come l’assistenza stradale 24/7 in Italia e in Europa e la telematica. Inoltre è possibile personalizzare il noleggio, ad esempio aggiungendo nel canone un veicolo sostitutivo, pneumatici a plafond o la polizza assicurativa per la tutela legale.

Il ruolo nella transizione ecologica

I privati che optano per questa formula possono avere a disposizione una vettura sempre nuova e aggiornata nella dotazione tecnologica e nei dispositivi di sicurezza, tutelandosi da una serie di inconvenienti come la svalutazione commerciale, l’obsolescenza del mezzo o l’introduzione di nuove normative antinquinamento. Il noleggio auto a lungo termine sta poi trainando le immatricolazioni di vetture elettriche e ibride plug-in, affermandosi come una soluzione molto apprezzata per chi desidera scegliere un veicolo alimentato a batteria. In base ai dati Aniasa, nel primo semestre 2023 il noleggio ha immatricolato il 34% delle vetture elettriche e il 63% delle plug-in. Quest’ultime sono dotate sia di un motore termico a benzina (più raramente diesel) sia di un propulsore elettrico, per percorrere fino a 60-70 km senza produrre emissioni di CO2.