Nel 2023 gli europei viaggeranno di più, anche gli italiani 

La conferma arriva dai dati raccolti dall’Osservatorio EY Future Travel Behaviours: il 2023 si annuncia come anno record per i viaggi. Che sia all’interno del proprio Paese, in un altro Paese del Vecchio Continente oppure oltre i confini europei, dopo due anni di restrizioni tra gli europei torna il desiderio di viaggiare. L’89% dei cittadini di Spagna, Germania, Francia, e Regno Unito prevede infatti di fare almeno una vacanza nell’anno in corso, mentre un cittadino su cinque dichiara di voler aumentare il numero dei viaggi rispetto al passato.  E gli italiani? La percentuale di italiani che dichiara di voler mantenere o aumentare la frequenza dei propri viaggi è pari all’88%.

Spagna, Italia e Francia mete preferite, ma occhio al portafoglio

Tra i dati più significativi, quelli sulle destinazioni di viaggio: 3 europei su 4 si muoveranno all’interno del proprio Paese, 3 europei su 5 prevedono di viaggiare in un Paese del Vecchio Continente, e circa il 20% oltre i confini europei. La Spagna è al primo posto tra le mete preferiste per le vacanze in Europa, seguita da Italia e Francia.
Ma quali sono i fattori che influiscono maggiormente sulle scelte di viaggio? Al primo posto la spesa, specie con riferimento al diminuito potere d’acquisto dovuto alla crescita dell’inflazione. Emerge infatti una propensione al risparmio, al punto che 2 persone su 3 sarebbero disposte a cambiare le proprie abitudini di viaggio a causa di una riduzione del potere di acquisto. Ma c’è anche un 19% che pur in condizione di recessione economica non rinuncerebbe a viaggiare, sacrificando piuttosto altre voci di spesa.

L’impatto ambientale incide sulle scelte dei più giovani

Un altro fattore che influenza i comportamenti e le intenzioni di viaggio è l’impatto ambientale. Dai test impliciti emerge che per 1 persona su 2 l’impatto ambientale è un fattore importante per le proprie scelte. Una sensibilità verso i viaggi green dimostrata anche dal fatto che 6 viaggiatori su 10 sarebbero disposti a pagare costi aggiuntivi per compensare le emissioni di CO2.
E se sono i giovani della Generazione Z a dimostrare una spiccata propensione a viaggiare, sono anche quelli maggiormente influenzati dalla sostenibilità nelle loro scelte. E per questo, ad avere necessità di informazioni sulle opzioni di viaggio sostenibili. Inoltre, la maggioranza dei giovani viaggiatori si dichiara disponibile a pagare un extra per compensare le emissioni.

Parole d’ordine workation ed esperienza su misura

Tra le altre tendenze rilevate dall’Osservatorio cresce l’interesse nei confronti dei viaggi di natura ibrida, che uniscono motivi di lavoro e vacanza in forme differenti, in particolare il fenomeno workation. Quanto ai trend del futuro per il settore, riporta Adnkronos, l’Osservatorio evidenzia la personalizzazione dell’esperienza di viaggio, che rappresenta un importante fattore di scelta per 2 interpellati su 3. Dunque, appare sempre più indicata per gli operatori del settore poter garantire un’offerta quanto più possibile su misura per tipologia di viaggiatore.

Sostenibilità, i 5 consigli per rendere più green gli edifici

In occasione della Giornata Mondiale della Terra (che cade ogni anno il 22 aprile), Cisco ricorda l’importanza di rendere più sostenibili gli edifici delle nostre città. Infatti, gli edifici sono responsabili di circa il 30% del totale delle emissioni di anidride carbonica. Ciò è dovuto a una somma di fattori, quali l’illuminazione, il riscaldamento e l’utilizzo di computer e device elettronici Per contribuire a ridurre tali emissioni, Cisco suggerisce alcune regole – cinque per la precisione – da seguire. 

Integrare con la rete IT i sistemi dell’edificio

Innanzitutto, è necessario integrare i vari sistemi degli edificio con la rete IT in modo da monitorare le prestazioni e adattarle dinamicamente a riscaldamento, ventilazione, condizionamento dell’aria e illuminazione.

Gli sprechi si possono abbattere fino al 50%

Inoltre, si raccomanda di aggiornare la rete alla tecnologia Power over Ethernet (PoE) per eliminare le perdite energetiche e avere un migliore controllo sull’impiego dell’energia. Il terzo consiglio prevede di abilitare i punti di accesso wireless e i sensori IoT fornirà una visione completa dello stato dell’edificio come occupazione degli spazi, qualità dell’aria interna, temperatura e umidità. Gli edifici che implementano tali soluzioni possono ridurre gli sprechi energetici fino al 30-50%.

Capire quali sono le apparecchiature di rete che consumano di più 

La quarta dritta prevede di comprendere quali siano le apparecchiature di rete che incidono di più sui consumi. Lo si può fare implementando sensori che permettono di individuare gli sprechi e attivare strategie semplici ma efficaci – come spegnere o accendere i dispositivi in base al loro utilizzo – che cumulate possono ridurre i consumi tra il 5 e il 15%. Ad esempio, un telefono IP messo in modalità “sospensione” può ridurre il consumo energetico del 30%, poiché lo schermo si accende solo quando c’è una chiamata in arrivo.

Tecnologie di collaborazione

Infine, il quinto e ultimo consiglio è quello di sfruttare le tecnologie di collaboration. Un uso esteso delle soluzioni di videoconferenza, sistemi di connessione sicura come le VPN per lavorare da remoto, la telepresenza, aiutano concretamente a ridurre le emissioni correlate a viaggi e spostamenti. Convertendo in modalità virtuale fino al 30% delle riunioni fuori sede, ogni anno si potrebbero ridurre di 550.000 tonnellate le emissioni di CO2 in tutto il mondo.

Pasqua 2023: tutti a tavola in agriturismo

Per le festività di Pasqua e Pasquetta 2023 si stima un vero e proprio pienone negli agriturismi italiani. Un’autentica boccata d’ossigeno rispetto all’impennata dei costi di produzione e all’effetto del cambiamento climatico sui campi. Sono infatti oltre 1,5 milioni le persone che nel 2023 per il pranzo di Pasqua e Pasquetta hanno scelto un agriturismo, spendendo mediamente 40-50 euro per un menu à la carte o fisso. Si è trattato, per lo più, di famiglie con bambini e comitive, buona parte di quei 12 milioni di italiani in viaggio per il week-end pasquale. La Pasqua in agriturismo ‘a tavola’ si conferma quindi il binomio perfetto. Lo confermano la Cia, agricoltori italiani e Turismo Verde, l’associazione di Cia per la promozione agrituristica.

Tutto esaurito anche nelle strutture agrituristiche con camere

Si registra quindi il tutto esaurito nelle 25.400 strutture agrituristiche diffuse in tutta Italia, che hanno beneficiato dell’arrivo di tanti connazionali. Soprattutto di quelli che hanno scelto di passare il week-end di Pasqua in montagna (17,6%), ma anche nel segno del relax (64,8%) o facendo trekking e gite (51,4%), senza però rinunciare a momenti gastronomici (10,6%). Cia e la sua associazione per la promozione agrituristica registrano inoltre il tutto esaurito anche nelle strutture con camere per soggiorni di almeno due giorni, soprattutto da parte di turisti stranieri. Con Pasqua e Lunedì dell’Angelo, nelle aziende agricole con cucina e possibilità di soggiorno il turismo è quindi pronto a segnare un +20%.

Tornano i numeri pre-Covid, ma con meno confusione e sprechi

Secondo l’analisi effettuata da Coldiretti/Ixèono sono oltre mezzo milione le persone che hanno scelto di alloggiare negli agriturismi nel weekend di Pasqua. 
A spingere gli italiani a scegliere queste strutture è la voglia di stare all’aria aperta alla ricerca del buon cibo, con la possibilità di protezione in caso di maltempo.
Delle prenotazioni in agriturismo, specie al nord Italia, almeno il 10% è da parte degli stranieri, in particolare americani, tedeschi e svizzeri, ma tornano negli agriturismi italiani anche da Belgio, Germania, Norvegia e Svezia. Si percepisce, riporta Adnkronos, il ritmo delle festività pre-Covid, ma con meno confusione e sprechi.

“La promozione autentica di una ruralità lenta e sostenibile”

“Un tripudio di cultura enogastronomica italiana come solo le piccole comunità, in montagna e in collina, dove tra l’altro si trovano l’84% degli agriturismi italiani, sanno raccontare e portare a tavola – commenta il presidente nazionale di Turismo Verde Cia, Mario Grillo -. Insieme alla promozione autentica di una ruralità lenta e sostenibile questo è il valore che dobbiamo difendere con determinazione, affrontando la crisi economica senza intaccare l’identità delle aziende agricole multifunzionali. Abbiamo dimezzato i coperti pur di non far pagare ai nostri ospiti il peso del caro-bollette. Siamo ottimisti, da nord a sud le nostre strutture stanno andando verso il tutto esaurito anche per il ponte del 25 Aprile e 1° Maggio”.

Acquisti online, 1 prodotto su 5 viene restituito

Lo sappiamo bene, dato che ci siamo passati tutti. Quando si fa shopping online, non è raro cambiare idea una volta che il prodotto viene recapitato a casa. E la moda è il settore in cui i resi degli acquisti online sono più significativi. Questa è una delle evidenze che emerge dal nuovo rapporto “Guida ai resi nel mondo dell’ecommerce” di Yocabè. In media, nel mondo, 1 prodotto acquistato su 5 viene restituito. La percentuale è già abbastanza significativa, ma per il comparto moda questo valore è decisamente più alto. Nella moda il tasso di reso raggiunge il 56%. Solo in Europa, il valore di tutti i resi globali è di circa 550 miliardi di dollari. L’Europa genera il 23% di questo importo, pari a circa 126 miliardi di dollari. 

Il fenomeno dei resi è in forte crescita

I resi sono destinati a crescere vertiginosamente considerando che i resi nel Vecchio Continente aumentano del 63% all’anno. Secondo l’analisi di Yocabè, il 16% degli acquisti di moda online effettuati in Italia viene restituito, una percentuale che è la più bassa d’Europa. L’indagine traccia una mappa dei prodotti più restituiti in Europa, con un focus su Italia, Francia, Svizzera e Germania, e offre una lista di consigli utili a tutte le aziende ecommerce che si trovano costrette a gestire un numero sempre crescente di resi. L’abbigliamento è la categoria più restituita a livello europeo, seguita dalle scarpe e dagli accessori. 

In Italia si rende meno rispetto gli altri Paesi

Per quanto riguarda il nostro Paese, in Italia si restituisce in media il 25% dell’abbigliamento comprato online, il 15% delle scarpe e il 10% degli accessori. I prodotti fashion che gli italiani restituiscono più frequentemente sono vestiti, pantaloni e gonne.

La modalità di reso “facile” incentiva gli acquisti online

La possibilità di effettuare un reso è fra gli incentivi che spingono un consumatore a comprare online, ma per le aziende, i resi rappresentano una spesa da sostenere. La “logistica inversa” è il processo di restituzione dei prodotti da parte del cliente verso il produttore o venditore, che include tutte le attività che riguardano la gestione dei prodotti restituiti. Secondo una recente indagine Nielsen, il 72% dei consumatori italiani verifica sempre quale sia la politica di reso di un sito e-commerce prima di effettuare un acquisto, e il 52% dei consumatori rinuncia ad acquistare se il periodo di reso è inferiore ai 30 giorni.

Felicità e lavoro: un sogno impossibile?

Nell’arco della vita si trascorrono oltre 90 mila ore lavorando. È un dato rilevato dall’Osservatorio Glickon, che ha condotto una survey per scoprire se durante il tempo passato a lavorare si è davvero felici. E dallo studio emerge che la relazione tra lavoro e felicità è necessaria per l’80% degli intervistati, e per la quasi totalità (97%) essere felici rende anche più produttivi.
Inoltre, più del 66% si dichiara contento della posizione che occupa, e per il 34% quella posizione rappresenta effettivamente ciò che sognava di fare, mentre il 37% si è adattato, ma si ritiene comunque soddisfatto e sereno.

Lo stipendio resta un parametro importante

Sono dati rassicuranti, perché se rapportati allo scenario del mercato del lavoro, coinvolto da grandi fenomeni sociali, culturali ed economici come Great Resignation, Quite Quitting, Hope Fatigue, risultano positivi e incoraggianti. Non c’è quindi da stupirsi se il 46% afferma di essere disposto a cambiare il proprio lavoro in nome della felicità, anche se dovesse rinunciare a qualcosa in termini economici o di benefit. Trova così spiegazione il 65% che ha ammesso di aver vissuto ‘con felicità’ le proprie dimissioni o il proprio licenziamento. Ma nonostante il detto ‘i soldi non fanno la felicità’ sia sempre valido, lo stipendio resta un parametro di felicità importante per il 62% degli intervistati.

Le relazioni con i colleghi e l’ambiente lavorativo

Ma cosa ci rende davvero felici del nostro lavoro? In cima a tutto, le relazioni con i colleghi e l’ambiente lavorativo (30%), seguite dalle attività specifiche di cui ci si occupa (28%), e da flessibilità, benefit e stipendio (23%), ma anche la valorizzazione del talento e l’attenzione verso il proprio percorso di crescita (19%). Un ambito, questo, che denota però un ampio margine di miglioramento, soprattutto con l’odierna corsa ai talenti. Le aziende, quindi, dovranno essere sempre più attente non solo ad acquisire, ma anche a saper trattenere i lavoratori.

Il confronto tra generazioni

Per la GenerazioneZ e i Millenial la qualità delle relazioni e la qualità del tempo è più importante (16%) rispetto alla GenerazioneX e ai Boomer (12%), così come la trasparenza e l’etica della realtà per cui si lavora (15% vs 12%), mentre per gli over 40 contano il benessere psico-fisico (25% vs 20%), la valorizzazione economica e i benefit (19% vs 17%).
Quasi cross-generazionali sono invece crescita e sviluppo personale (24% per under 40 vs 22% over 40), e condivisione dei valori del brand o società per cui si lavora (6%). 
‘Scegli un lavoro che ami, e non dovrai lavorare nemmeno un giorno della tua vita’ resta il mantra per il 67% degli intervistati, riporta Ansa. Ma alla domanda ‘Riesci ad avere un buon work-life-balance tanto da renderti felice e serena/o?’ il panel si divide quasi a metà, con una leggera maggioranza di ‘no’ (51%).

Giovani e lavoro: per 6 su 10 è fonte di ansia e stress 

Circa sei under 35 italiani su dieci lamentano stress, burn out, e ripercussioni fisiche come effetti del lavoro. Inoltre, a causa del proprio impiego, più di uno su due ha sofferto di problemi emotivi, e il 13%i, fisici. Sono alcune evidenze tratte dall’Osservatorio WellFare, promosso dal Consiglio Nazionale dei Giovani (Cng), e svolto su un campione di circa 300 lavoratori dai 15 ai 35 anni con diversi livelli di scolarizzazione e diverse professionalità. L’Osservatorio è stato discusso all’interno del primo incontro dal titolo I Giorni del Benessere, un progetto del Cng volto a favorire percorsi di prevenzione, informazione e sensibilizzazione per il benessere delle giovani generazioni. Si tratta di una piattaforma di ascolto diretto creata dal Cng per offrire alle istituzioni una riflessione sulle criticità legate alla salute mentale, relazionale, sociale, fisica e creativa degli under 35 italiani.

Esaurimento emotivo e pressione sociale

I giovani occupati lamentano quindi esaurimento emotivo, ansia e molta pressione per il carico di richieste di lavoro che arriva sui dispositivi mobili personali, evidenziando quindi anche problematiche legate al diritto alla disconnessione. Sono varie le motivazioni dietro questo forte disagio. Sostanzialmente riconducibili, spiega Maria Cristina Pisani, presidente Cng, alla “pressione sociale dovuta alle aspettative degli altri”, ambito su cui i social media hanno avuto un “impatto estremo e una grande responsabilità”, e alle caratteristiche della “società dei record straordinari, raccontati come ordinari, che crea una pericolosa distopia tra il reale e il percepito, che può portare a una serie di problematicità di salute mentale”.

Incertezze per il futuro e scadenze impellenti 

Infatti, “la paura del giudizio, le aspettative e il senso di inadeguatezza sono tra i principali motivi riportati come cause legate al senso di ansia, così come le incertezze per il proprio futuro e le scadenze impellenti nello studio e nel lavoro”, specifica la presidente Cng.
“Purtroppo – sottolinea Pisani – i recenti casi di cronaca ne sono una drammatica testimonianza. Dalla nostra indagine risulta che negli ultimi anni ben quattro giovani su dieci si sono rivolti a uno psicologo e altri due stanno pensando di contattarlo. Un segnale positivo che ci spinge ancora di più a non lasciare sole le nuove generazioni e costruire insieme a loro delle strategie di supporto integrato”.

Maggiore flessibilità sugli orari, supporto e prevenzione

Dall’Osservatorio emergono quindi anche alcune indicazioni che potranno essere tradotte in proposte. Il 20% degli intervistati, riporta Adnkronos, chiede infatti una maggiore flessibilità sugli orari lavorativi e una gestione del lavoro orientata agli obiettivi piuttosto che al numero di ore. Inoltre, il 19% vorrebbe attività di supporto alla gestione delle pressioni quotidiane, il 14,1% misure di prevenzione per il benessere psicofisico e il 13,9% suggerisce il supporto alla maternità.

Privacy: i rischi della riparazione dei device e i trend-security del 2023 

Secondo un’indagine condotta dall’Università di Guelph (Canada) portare il proprio device a riparare comporta rischi per la privacy. Le violazioni della privacy rilevate dalla ricerca riguardano dati privati, che quasi mai hanno a che fare con il problema del pc. Spesso infatti i tecnici guardano i file e i dati personali dei clienti, e a volte li copiano su dispositivi esterni. Nella maggior parte dei casi, la violazione viene compiuta per cercare video e foto di contenuti intimi, specialmente nel caso in cui l’utente sia donna. Si tratta di violazioni avvenute con la stessa frequenza nei negozi locali e nelle grandi catene. Ma poiché condotte da tecnici specializzati, spesso è anche difficile rilevare segnali di tale attività criminale.

I consigli per proteggere i propri dati

Per proteggere i dati personali sul computer Panda Security consiglia innanzitutto di verificare in rete la reputazione del tecnico, valutando opinioni e recensioni del negozio. Se è ancora possibile accedere ai dati, e utilizzare il computer prima di portarlo a riparare, fare un backup e rimuovere i file più critici. Rimuovere anche i dispositivi di archiviazione esterna, e utilizzare un software di crittografia per protegge i file Nei casi più estremi, dopo aver fatto il backup, utilizzare un software di cancellazione sicura per eliminare tutti i dati personali dal computer e le tracce delle ultime attività online. E non condividere le password se non è necessario a effettuare la riparazione.

Tutelare la vita digitale degli utenti sarà un obiettivo dei governi

Tutelare la privacy della vita digitale degli utenti inizia a rappresentare un obiettivo concreto per i governi di tutto il mondo. Nel 2023 entreranno in vigore nuove leggi nazionali e internazionali a tutela della privacy del consumatore e relative al trattamento dei dati personali, come il GDPR europeo o il CCSA californiano. Inoltre, Google ha annunciato che ad aprile 2023 lancerà Privacy Sandbox per Android, un insieme di tecnologie proprietarie per sostituire i cookie (che verranno ritirati nel 2024) e raccogliere dati basati sui modelli di previsione dell’AI. Ma è anche possibile prevedere che nel 2023 le compagnie di assicurazioni inizieranno a offrire soluzioni pensate per tutelare i singoli utenti online, e non solo le aziende.

Aziende italiane e PA più attente alla cybersicurezza di clienti e cittadini

Sono due le novità nel nostro paese: lo sviluppo delle certificazioni di cybersecurity e gli aiuti per la digitalizzazione provenienti dal PNRR. Nel 2023 le aziende italiane avranno quindi più strumenti per proteggere i dati personali dei clienti nel rispetto del GDPR e delle normative nazionali. Ma anche il settore pubblico dovrà difendere meglio i dati dei cittadini, altrimenti le conseguenze potrebbero essere catastrofiche. L’aumento delle interconnessioni tra sistemi informatici personali, reti pubbliche, dispositivi IoT e identità digitali comporta nuovi rischi per le persone. Per questo la PA dovrà intensificare i propri sforzi per proteggere i dati personali, e garantire la continuità dei servizi in caso di cyberattacco.

Perchè le aziende perdono i dati? In oltre il 20% dei casi è “colpa” dei dipendenti

Nel 21% dei casi la causa della perdita dei dati delle aziende è da attribuire alle negligenza dei dipendenti. Ne sono convinte le imprese che hanno partecipato all’indagine Kaspersky IT Security Economic. In base alla survey, si scopre che i collaboratori sarebbero più colpevoli addirittura degli attacchi informatici (17%).  

La sicurezza dei dati è una delle maggiori preoccupazioni delle aziende

La ricerca, condotta tra i decision-maker europei del settore IT, mostra che la perdita o l’esposizione di informazioni aziendali e sui clienti a causa di una violazione dei dati è uno dei principali timori per le aziende: il 55% degli intervistati di organizzazioni di tutte le dimensioni ha indicato questo problema come l’aspetto più impegnativo legato alla sicurezza IT. Tra le altre preoccupazioni più comuni ci sono i costi per la protezione di ambienti tecnologici sempre più complessi e i problemi legati all’adozione di infrastrutture cloud, rispettivamente per il 43% e il 38%. Pensando più in dettaglio alle sfide di sicurezza più diffuse, gli intervistati hanno indicato soprattutto la perdita di dati dai sistemi interni causata da attacchi informatici (17%) e dipendenti (21%). Questi incidenti hanno preceduto l’identificazione di vulnerabilità nel sistema informatico dell’azienda e gli incidenti che hanno interessato l’infrastruttura informatica ospitata da terzi, rilevati rispettivamente dal 20% e dal 19%.

Policy di sicurezza

Sempre nella ricerca, l’88% degli intervistati europei ritiene che la presenza o l’assenza di policy di trasparenza sia importante per stringere rapporti commerciali con fornitori o collaboratori. Se il 73% delle organizzazioni intervistate in Europa dispone già di politicy di trasparenza, il 77% ha invece confermato di essere pronto a investire risorse per svilupparle ulteriormente.

Un elemento essenziale

“Oggi le aziende sono più consapevoli quando si tratta di sicurezza dei dati e un approccio responsabile alla loro gestione sta diventando un elemento essenziale quando si considerano fornitori e collaboratori” ha dichiarato Yuliya Shlychkova, Head of Public Affairs di Kaspersky. “Per aiutare i propri clienti e partner a verificare che vengano applicati gli standard richiesti per garantire la sicurezza dei dati, sempre più aziende adottano politicy di trasparenza. Kaspersky è stato uno dei pionieri del settore nella costruzione della fiducia digitale: abbiamo fornito ai nostri stakeholder una serie di strumenti per convalidare l’affidabilità delle nostre soluzioni e delle nostre operazioni aziendali e siamo determinati a collaborare ulteriormente con i nostri partner per trasformare la trasparenza in uno standard di settore per una maggiore resilienza informatica.

PNRR: all’Italia 48 miliardi, il 37% delle risorse per il Next Generation EU

Per l’Agenda Digitale italiana si apre una nuova fase di opportunità: all’Italia è assegnato il 37% di tutte le risorse europee per il digitale nel Next Generation EU, 48 miliardi per la digitalizzazione dell’Italia messi a disposizione dal PNRR. Con il 17% di milestone e target dedicati già completati, secondo il Digital Economy and Society Index (DESI) l’Italia nel 2022 è salita di 2 posizioni nel ranking europeo di digitalizzazione. Siamo però al 18° posto su 27 Stati membri, con importanti gap rispetto ad altri Paesi, in particolare, sulle competenze digitali e i servizi pubblici digitali. La ricerca dell’Osservatorio Agenda Digitale della School of Management del Politecnico di Milano evidenzia come si inizia comunque a concretizzare un modello Government as a Platform di sviluppo ed erogazione di servizi pubblici digitali, in cui la PA diventa una piattaforma di innovazione. 

PA: un ruolo di primo piano nell’attuazione del Piano

La PA riveste un ruolo di primo piano nell’attuazione del PNRR, con almeno il 60% delle risorse destinate a enti pubblici. Per la trasformazione digitale dell’apparato pubblico sono 13 le milestone e 27 i target da realizzare nel 2023, con intenti rilevanti sul fronte del procurement.
Nell’edizione 2022 del DESI l’Italia è 25esima per diffusione di competenze digitali, settima per connettività, ottava per digitalizzazione delle imprese, 19esima per digitalizzazione della PA.
Per superare i limiti di completezza degli indicatori l’Osservatorio ha elaborato i Digital Maturity Indexes (DMI), da cui emergono ottimi risultati nella connettività e nell’integrazione delle tecnologie digitali, dovuti a copertura a 5G, diffusione del cloud, e fatturazione elettronica.

Verso un modello di Government as a Platform

Il nostro Paese sta cercando di adottare un modello di Government as a Platform, con dataset e componenti condivisi, piattaforme per accentrare l’offerta di servizi pubblici, modelli di interoperabilità applicativa basati su API e standard aperti, soluzioni cloud per garantire scalabilità, controllo della sicurezza ed efficienza. Per l’interoperabilità, la Piattaforma Digitale Nazionale Dati (PDND) abiliterà lo scambio automatico di dati tra PA e favorirà l’interoperabilità dei sistemi informativi, mentre il Progetto Mobility as a Service for Italy (MaaS) prevede di dedicare 57 milioni di euro all’integrazione e all’interoperabilità di servizi di trasporto pubblico e privato. Per l’infrastruttura cloud, il Polo Strategico Nazionale (PSN) ospiterà i dati e i servizi critici e strategici delle PA, ma siamo ancora lontani dalla dismissione e razionalizzazione degli oltre 11.000 data center attualmente presenti.

Accelerazione nella gestione degli appalti pubblici

Il nuovo Codice dei contratti pubblici (1° aprile 2023) prevede un’accelerazione nella gestione degli appalti pubblici tramite piattaforme digitali interoperabili. Un mercato che nel mondo pubblico vale 28 milioni di euro l’anno. È necessario realizzare un processo di approvvigionamento completamente digitalizzato e superare i problemi del mercato di soluzioni digitali alla PA, che le acquista tutte da aziende private. Perché l’Italia riesca a rispondere alla chiamata digitale è necessario definire una governance che preveda un forte presidio e coordinamento sui temi dell’Agenda Digitale. Le PA locali gestiranno oltre 66 miliardi di euro del PNRR, e molte delle risorse complementari verranno amministrate direttamente da Regioni e Province Autonome.

Rivelati i Top 10 Globl Consumer Trends del 2023

Quali saranno le tendenze chiave dei prossimi mesi? Come si comporteranno i consumatori e, di conseguenza, come dovranno muoversi o organizzare le aziende? A questi questi risponde come di consueto la società di ricerche di mercato globale Euromonitor International con il suo rapporto annuale. Top 10 Global Consumer Trends 2023 individua così le motivazioni, le esigenze, le abitudini e le criticità espresse dai consumatori di 100 Paesi del mondo in merito ai processi di acquisto.

Spendere in modo responsabile, ma emotivo

Tra le principali tendenze emerse dal rapporto spicca l’attitudine dei consumatori a spendere in modo più responsabile e sostenibile. Insomma, si pensa e si “sente” prima di mettere mano al portafoglio. Un altro trend che emerge chiaro e forte è il ruolo crescente della digitalizzazione, nella vita come nello shopping. Infine, un ultimo aspetto da monitorare è quello dei cosiddetti ‘thrivers’ , ovvero le persone che per l’anno nuovo hanno deciso di rallentare i ritmi per ‘germogliare’ su altri fronti. Pare che rinunciando allo stress si possa essere anche più ottimisti: il nuovo stile di vita (più vita privata, meno carriera, meno impegni serrati) induce infatti il 55% del campione a vedersi più felice da qui ai prossimi 5 anni e, per il 48% anche più in salute. Il 53% dice di avere ridotto troppo il limite tra lavoro e vita personale nel 2022 e il 45% si è sentito troppo sotto pressione lo scorso anno.

Esperienza digitale soddisfacente

Tra i trend legati agli stili di consumo non poteva non esserci lo shopping digitale. L’aspetto di novità è che i consumatori non vogliono soltanto la possibilità di acquistare a distanza, ma desiderano anche un’esperienza umana, emotiva. Realtà e mondo virtuale dovrebbero fondersi per fornire soluzioni di spessore ai consumatori. Le connessioni emotive non devono essere sottovalutate, anche in un mondo sempre più tecnologico in cui l’interazione fisica è minima. Catturare l’attenzione e la fiducia del proprio target è fondamentale, anche perchè il tempo passato sui propri device è sempre più selettivo. In più, dal report si scopre che il 57% degli utenti ha deciso si disinstallare le app.

No alle differenze di genere, sì al risparmio

Un ulteriore segnale che arriva è quello contro le differenze di genere. I consumatori si rifiutano di rimanere in silenzio su questa disuguaglianza. Pari rappresentatività, equità e inclusività sono i concetti in prima linea nelle decisioni di acquisto delle donne. L’aumento del costo della vita sta minando il potere d’acquisto dei consumatori. Risparmiare denaro è al primo posto tra le priorità. Nel 2022, il 75% dei consumatori non prevede di aumentare gli importo della propria spesa complessiva.